Mia e il Leone Bianco: Recensione, Nata libera nel 21esimo secolo

18/01/2019 di Redazione

Mia e il leone bianco, diretto da Gilles De Maistre e girato in oltre 3 anni con veri leoni sotto l’attenta supervisione dello zoologo Kevin Richardson, una Nata libera per le nuove generazioni social.

Mia e il Leone Bianco, la storia del film nasce da una iniziale idea del documentarista Gilles De Maistre che voleva documentare il grande lavoro svolto da Kevin Richardson in Sudafrica per preservare i leoni,  specie ormai dichiarata in estinzione. L’incontro tra il cineasta e lo zoologo in breve ha fatto nascere la grande idea si sviluppare un vero e proprio film, alfine di sensibilizzare il grande pubblico. Come nel lontano 1966 con la pellicola Nata libera tratto dalla storia vera dei coniugi Adamson, il film ci racconta l’ennesimo rapporto, vero tra uomo e la natura selvaggia.
Una scena del film Nata libera con Virginia McKenna e Bill Travers nei panni dei coniugi Adamson, che restituirono la libertà alla leonessa allevata in cattività.


Così ad una semplice, ma ben strutturata trama,  si è unito un curioso progetto di girare il film con la giovane protagonista e il suo leone durante la crescita del leone e della stessa attrice in oltre tre anni. Il risultato è una struggente storia d’amore tra un leone e la sua padroncina, l’ennesimo esempio, se mai ce ne fosse bisogno, di dimostrare che tutti gli animali hanno una propria personalità, e sono in grado di distinguere bene quello che è un pasto per sopravvivere dettato dalla loro natura rispetto ad un rapporto con degli esseri umani.


La storia in breve ci narra del trasferimento della nostra giovane protagonista Mia (interpretata da una bravissima Daniah De Villiers) dall’Inghilterra al Sudafrica, per seguire il lavoro del padre zoologo. Mia non è affatto felice di lasciare tutti i suo amici londinesi, e si rifugia nelle chat per superare la nostalgia, ignorando la bellezza del luogo dove si trova immersa. Sarà la nascita di Charlie, un raro esemplare di Leone bianco, a cambiare per sempre la sua vita e anche quella della sua famiglia.
Molto spesso si cerca di classificare questo tipo di pellicola per famiglie e bambini o per coloro che adorano i cuccioli, ma in realtà chi è nato nel mito del libro di Joey Adamson e della sua leonessa Elsa (che divenne anche un popolare serie tv trasmessa sui canali Rai negli anni’70) riconosce l’immenso compito che il regista e lo zoologo Kevin Richardson cercano di portare avanti. Quello di cercare di salvare non solo una specie, ma probabilmente il futuro del pianeta stesso e quale posto migliore se non l’Africa,  dove l’umanità ha mosso i suo primi passi.
Di conseguenza la speranza e il consiglio  che doniamo, è che tutti possano vedere questa splendida pellicola, perché una volta tanto non ci sono animali fatti col computer, sono veri e reali, come veri e reali sono i loro sentimenti e la loro ferocia dettata dall’instinto.
E crediamo anche che sia doveroso unirsi nella terribile lotta che Kevin Richardson persegue nel fermare una pratica, purtroppo legale in Sud Africa, quella di  poter cacciare gli animali selvaggi. Pratica che vede ogni anno vede ricchi cacciatori (anche se non potremmo neanche considerarli tali) uccidere animali selvaggi in modo facile per poi postare le foto sui loro social ed appendere i trofei delle teste nelle loro case.
Copyright Coert Wiechers – Galatee Films-Outside Films.jpg

Di conseguenza ci teniamo a segnalare, seppure all’interno di una recensione, l’impegno di Kevin Richardson senza il quale non si sarebbe potuto realizzare questa pellicola. Nel 1966 all’uscita di Nata Libera si parlava già di preservare questi splendidi felini dall’estinzione,  oggi nel 2019 i numeri sono solo peggiorati.  Negli ultimi 80 anni siamo passati da 450.000 leoni a poco più di 20.000 ad oggi ed il decremento negli ultimi 20 anni è stato del 43%. Forse è per questo che Mia e il Leone Bianco non può essere considerato un film per bambini e famiglie, rischiamo che fra altri 20 anni parleremo di questa pellicola come l’ultimo film realizzato con veri leoni, sinceramente speriamo di no. Se volete aderire alla campagna di Richardson (vi segnaliamo il link in basso) che chiede in modo originale di donare il costo di una tazza di caffè per salvare un leone, fatelo, sicuramente sarete meno nervosi dopo e un leone in più vi sarà grato a modo suo.

https://kevinrichardsonfoundation.org/support-us/

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