Castlevania 2: recensione della serie targata Netflix e Warren Ellis

31/10/2018 di Redazione

Castlevania è un classico dei videogiochi, che conta tantissimi capitoli sul groppone che hanno creato la storia videoludica mondiale. A fronte di questo Netflix, ha tentato un’impresa titanica, riuscendoci addiruttura, in parte.

Nel lontano 2005 esisteva un progetto, affidato in maniera scritturale sempre a Warren Ellis, ovvero lo sceneggiatore della serie in questione. La produzione del film dedicato proprio a Castlevania continua in maniera positiva fino al 2009, anno in cui il progetto che comprendeva anche Paul W.S. Anderson alla regia, fu annullato in maniera secca e diretta. Nel 2015 la Frederator Studios e Powerhouse Animation Studios, assieme a Netflix, annunciano un progetto davvero interessante dedicato a Castlevania, sempre affidato alla micidiale penna di Ellis, autore di Authority, Planetary e tanta altra roba davvero di qualità eccelsa.
Lo stile artistico della produzione targata Netflix dedicata a Castlevania , è stato influenzato non solo dall’anime giapponese, ma anche dai singolari e ottimi artwork di Ayami Kojima, autore che si è dimostrato degno di nota, per il lavoro svolto sul videogioco Castlevania: Symphony of the Night. La serie ha debuttato il 7 luglio 2017 (qui la recensione) sulla piattaforma streaming di Netflix, e lo stesso giorno è stata rinnovata per una seconda stagione da 8 episodi. Non stiamo qui a precisare che si è rivelato un successo davvero enorme da parte di pubblico e critica.

Nella corsa stagione abbiamo lasciato Trevor Belmont e Sypha Belnades alle prese con Alucard, il figlio di Dracula che Trevor ha affrontato in duello, salvo scoprire che quest’ultimo si trova dalla stessa parte del cacciatorie di vampiri. I tre protagonisti, Alucard compreso vogliono Dracula morto, e quindi uniscono le forze per trovare e raggiungere un metodo per sconfiggere il celebre vampiro, insieme al suo castello e alla sua armata.

Questa è la sintesi della seconda stagione, che a fronte della prima che ha gettato le basi riguardanti l’odio di Dracula verso l’umanità, che ingustamente ha giustiziato l’unica donna che abbia mai amato, si conferma colma di materiale, visto e considerato che Ellis ha diluito la sceneggiatura scritta precedentemente per il film, che doveva comporre una trilogia con un inizio, un intermedio e una fine. Quindi per forza di cose, la prima stagione con 4 episodi è da considerare come inizio, mentre la seconda che ne contiene 8 dobbiamo definirla come l’intermedio e la fine. Il totale dovrebbe condurci a considerare la seconda stagione di Castlevania, come quella finale. Ma nulla è ancora confermato.

Warren Ellis non è mai stato un appassionato di Castlevania, ma è sempre stato capace di costruire storie interessanti e di grande potenza narrativa, che insabbiano questo difetto in maniera davvero elegante. Questa situazione viene risolta in maniera semplicistica dall’autore che segue la mitologia regolare del famoso titolo videoludico, e in particolar modo attinge da Castlevania III: Dracula’s Curse, che offre spunti narrativi e riflessivi molto profondi e sfaccettati.
Una scena action tratta da Castlevania

 
Il totale degli episodi ha permesso alla narrazione di svullupparsi ed entrare nella mente di un personaggio complesso come Dracula, che puntata dopo puntata ci immerge nella sua preparazione nel distruggere l’umanità, che nel frattempo grazie ai nostri 3 protagonisti, sta preparando un offensiva davvero niente male. L’immersiva caratterizzazione dei personaggi però, da parte di Ellis, sono sì un grandissimo punto a favore per quanto riguarda la produzione, ma spesso si cade in un’esplorazione davvero troppo profonda, tanto da caratterizzare personaggi come Hector, Carmilla e Godbrand che ai fini della trama hanno davvero poco da raccontare, rendendo la loro narrazione precisa ed eccessivamente esplorata, a tratti inutile.
Un altro punto a sfavore riguardante la struttura dei personaggi e specie, se così vogliamo definirle, riguarda il genere umano che nella serie in questione viene sempre rappresentato, come un genere inetto, incapace ed ingusto, quotando come valida la discesa violenta e distruttiva di Dracula, che come abbiamo già accennato qualche riga fa, ha perso la sua amata donna per colpa di questa popolazione che occupa solamente spazio nel mondo, niente di più, niente di meno.
I tra protagoniti di Castlevania

Questo profondo scavare da parte di Ellis, certamente ha anche il lato positivo a vantaggio dello spettatore, che in maniera lenta ed elegante, si proietta nei meandri più oscuri di questa guerra, seguendo il lato anche psicologico di Dracula, che deve far fronte a tantissimi problemi che si presentano fra le mure del suo castello, dato che la guerra improvvisamente subisce una svolta inaspettata, che stravolgerà completamente i piani iniziali delineati nei primi episodi, scritturati molto profondemente per una comprensione maggiore ed incisiva per l’occhio dello spettatore.
Se con Dracula e i suoi piani di guerra abbiamo un’analisi approfondita, con i 3 protagonisti ovvero Trevor, Alucard e Sypha ci troviamo di fronte ad una “fossilizzazione” del loro carattere e delle loro vicende, che si basano solamente sulla loro ricerca per sconfiggere e distruggere il vampiro, accompagnando il tutto con dialoghi davvero tirati e banali, che portano ben poco a livello psicologico e caratteriale. Il doppiaggio italiano non aiuta tantissimo, visto e considerato che le voci di certo non brillano di luce propria; attenzione non diciamo che la scelta dei doppiatori non sia giusta, anzi, ma parliamo di un tono vocale poco convinto e distaccato, che rende alcuni discorsi davvero lenti e dolorosi, dato che già originariamente non regalavano granchè. Forse in lingua inglese pezzi grossi come Richard Armitage e Peter Stormare, hanno affossato il lavoro in lingua nostrana, ma non pensiamo sia questo il motivo.
Alucard, figlio del villain di Castlevania

La scrittura di Ellis purtroppo porta anche ad altri lati negativi: la profondità applicata alla scrittura e alla narrazione di certo non lascia Castlevania esente da una lentezza esagerata, che come abbiamo già discusso, a volte non era necessaria. Il regista Sam Deats fa di tutto pur di movimentare la situazione, ma nonostante questi sforzi dobbiamo attendere sempre le fasi finale della serie, che aggiusta e completa il tutto con combattimenti spettacolari da manuale, realizzati con delle animazioni davvero di ottimo livello, anche se a tratti troppo macchinose e poco fluide.
Il confronto con la versione videoludica di certo non è possibile, dato che sono due mezzi di comunicazione davvero troppo differenti tra loro. Le fasi esplorative, e i vari combattimenti, compresi gli spettacolari boss finali, non li possiamo trovare di certo in maniera dettagliata e simile all’interno di una produzione televisiva, che grazie al tocco di Ellis ha subito una mutazione narrativa non indifferente, e anche se questa mossa ha concesso alcuni evidenti difetti, è stata davvero gradevole anche se sicuramente i fan di vecchia data, o almeno alcuni, avranno storto il naso di fronte ad alcune scelte, ma in parte va benissimo così.

 
 

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