Bohemian Rhapsody: Recensione, la leggenda della regina del rock
01/01/2018 di Redazione
Bohemian Rhapsody, abbiamo scelto di pubblicare per ultimi la recensione del film di Bryan Singer, forse perché eravamo troppi curiosi di leggere le altre o perché chi vi scrive ha pianto per oltre metà film, ma solo perché è un fan scatenato di Freddie Mercury, ed ha perso la lucidità durante le oltre di 2 ore di pellicole, che in modo valido e non hanno cercato di raccontarci la storia di una leggenda.
Il problema di un Biopic, oltremodo dedicato ad una stella del rock è sempre problematico, ci sono molte vie per raccontare la storia, ad esempio un film da riscoprire sarà Summer uscito in sordina nel nostro paese che ci raccontava di una stella rock russa contemporanea di Freddie e si è scelto un bianco e nero e un modo estremamente originale di raccontarlo. Singer invece ha deciso di scegliere una via estetica travolgente, come erano i Queen sul palco, ma dovendo fare i conti con troppe biografie di Freddie Mercury e la volontà dei compagni del gruppo a partire da Brian May di restituire quello che era la vera storia, con il risultato di aver litigato con il regista.
Alla fine quello che esce fuori è un magnifico film, sicuramente uno dei migliori di Singer, una interpretazione stupefacente di Rami Malek nei panni di Freddie Mercury che cerca di restituirci l’anima di questo incredibile artista, ma forse è proprio questo che per molto recensori, parte del pubblico fan non riesce appieno. Tutti a seconda della propria età anagrafica abbiamo i nostri “Queen” e il nostro Freddie Mercury, che pochi sanno che il 24 novembre 1991 quando ci lasciò, in un epoca senza internet, dove tutti non erano al corrente della sua malattia, il TG1 nostrano dedicò poco meno di 1 minuto di ricordo sottolineando la storia (falsa) di accuse di pedofilia. Colgo l’occasione per togliermi il classico sassolino dalla scarpa ricordando l’incapacità della redazione all’epoca del TG1 infarcita di pregiudizi ed ignoranza che accompagnavano le vittime dell’HIV, mentre posso raccontare ai più giovani che MTV trasmise il giorno della scomparsa in modo ininterrotto tutti i videoclip dei queen, i social erano ben lontani all’inizio anni ’90, ma il colpo per i fan fu molto duro.
Torniamo ora la pellicola in modo più sereno, perché se è vero che il film ci racconta solo una parte della storia, e del resto condensare una vita come quella di Freddie Mercury in poco più di due ore erano un compito arduo se non impossibile. Singer ha tentato e in parte ci è riuscito, nel raccontare, almeno a quelli che conoscevano poco la storia una parte della verità, e romanzando, come spesso capita in tutti i biopic, il resto della storia.
Ma quello che ci viene restituito dalla pellicola, ci racconta che quando partì il progetto nessuno poteva interpretare il leggendario cantante, e invece Rami Malek ci riesce in un modo incredibile , addirittura in progressione durante la pellicola. La vera voce di Freddie (mixata a quella del cantante canadese Marc Matel) coinvolge, Gwilym Lee non interpreta Brian May, ma sembra la sua copia sputata, il risultato finale grazie ad una gestione della mimica dei gesti della band, riesce a restituirci in parte le leggende del rock, a cominciare da una incredibile ricostruzione del concerto del Live Aid del 1985.
Senza dubbio la fanno da padroni le canzoni dei Queen che permetteranno alle nuove generazioni vittime di youtubers e pessimi rapper di scoprire cosa sia davvero la musica, e onestamente non avrei mai pensato di scrivere queste righe come un’anziano che consiglia l’opera o la musica classica ai giovani, ma i Queen stanno esattamente allo stesso livello.
Sebbene la sceneggiatura di Anthony McCarten e Peter Morgan sceglie consapevolmente di tradire non solo la realtà dei fatti, ma anche lo stesso Freddie Mercury, resta questa scelta a mio personale giudizio forse valida, scontentare i fan, cercando di prendere un pubblico ancora più grande (anche se forse non ne avevano bisogno), appare una scelta quasi scontata seguendo un l’iter di una pellicola, che alla fine si produce per fare soldi. Il giudizio finale su quante stelle da dare nel nostro metro è arduo, forse 5 stelle perché Freddie è Freddie , o la metà perché la sua storia non è proprio quella vera , perché sono troppe le licenze artistiche prese in sede di realizzazione, le vendette operate da Brian May e Roger Taylor, che collaborando alla produzione forse hanno voluto esaltare troppo i loro ruoli, o le tensioni dopo lo scioglimento temporaneo. Eppure tra tante imprecisioni e licenze cinematografiche resta il fatto che la storia di Farrokh Bulsara in arte Freddie Mercury sia quella di una delle più grandi stelle del rock, che ancora oggi, a tanti anni dalla sua scomparsa, fa battere il cuore dei fan, li accompagna con le loro canzoni. Di conseguenza optiamo per le 5 stelle per il semplice fatto, che la pellicola da un punto cinematografico è decisamente ben realizzata, 5 stelle perché ci sono tutte le canzoni dei Queen (uno dei motivi perché negli anni’80 valeva la pena andare al cinema a vedere il terribile Flash Gordon !), 5 stelle perché un ragazzo poco più adolescente scoprirà che Bohemian Rhapsody non gli uscirà più dalla testa e perchè Mike Myers (poco riconoscibile) nel film interpreta uno dei grandi produttori discografici, ma che in realtà ha il merito di aver insegnato ad più generazioni cosa si debba fare ad un certo durante l’ascolto di Bhoemian Rhapsody (vedi il video allegato).
5 stelle perché siete arrivati fino alle fine di questa recensione mentre state ascoltando i Queen e non smetterete mai più di ascoltarli .