Scuola e smartphone: un rapporto “conflittuale” iniziato nel 2007

Nelle ultime settimane se ne è parlato per la circolare firmata dal nuovo Ministro dell'Istruzione Valditara. Ma da anni, in Italia, ci sono regolamenti ad hoc

23/01/2023 di Enzo Boldi

Alla fine arrivò Valditara, ma la circolare inviata ai dirigenti scolastici dal Ministro dell’Istruzione e del Merito non è altro che la ripresa di direttive già in vigore da anni. Addirittura da quasi 16 primavere. Negli ultimi tempi, con l’aumento di episodi di bullismo e violenze in classe (anche contro i docenti) si è tornati a parlare degli smartphone vietati a scuola. E l’attuale capo del dicastero del governo Meloni ha deciso di rinsaldare dei punti saldi già introdotti – all’interno del tessuto normativo italiano – nel 2007 e ritoccati nel 2018. Andiamo a scoprire, dunque, le radici di un provvedimento non recente.

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Tutto inizia nel lontano 15 marzo del 2017, quando l’allora Ministro della Pubblica Istruzione – Giuseppe Fioroni – inviò una circolare ao direttori generali Regionali e ai dirigenti degli uffici scolastici provinciali sul tema degli smartphone vietati a scuola. In particolare, nel regolamento si fa riferimento a ciò:

«In via preliminare, è del tutto evidente che il divieto di utilizzo del cellulare durante le ore di lezione risponda ad una generale norma di correttezza che, peraltro, trova una sua codificazione formale nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti, di cui al D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249. In tali circostanze, l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell’istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi».

Questa circolare è stata seguita, nel novembre dello stesso anno, da una direttiva (la numero 104/2007) in cui si fa riferimento alla protezione dei dati personali nelle scuole. Lo stesso Ministro, infatti, aveva sottolineato l’esigenza di ricordare a tutti gli studenti (ma anche docenti e personale scolastico) come le riprese (video, foto e audio) attraverso i dispositivi – come gli smartphone – senza l’autorizzazione della persona interessata fosse (e lo è ancora) un reato. Perché si arrivò a tutto ciò? Già all’epoca i primi dispositivi elettronici mobile in grado di effettuare fotografie e video erano molto diffusi anche tra i più giovani e da lì sorsero alcuni episodi di violenza, bullismo e diffusione di materiali senza autorizzazione.

Smartphone vietati a scuola, le leggi e le circolari

Dunque, nel 2007 c’è stata la prima svolta, la linea dura sugli smartphone vietati a scuola. E tutto l’impianto a sostegno delle circolari e delle direttive si basa sui quattro commi dell’articolo 3 del Decreto del Presidente della Repubblica numero 249 del 1998 (il cosiddetto Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria):

  1. Gli studenti sono tenuti a frequentare regolarmente i corsi e ad assolvere assiduamente agli impegni di studio;
  2. Gli studenti sono tenuti ad avere nei confronti del capo d’istituto, dei docenti, del personale tutto della scuola e dei loro compagni lo stesso rispetto, anche formale, che chiedono per se stessi;
  3. Nell’esercizio dei loro diritti e nell’adempimento dei loro doveri gli studenti sono tenuti a mantenere un comportamento corretto e coerente con i principi di cui all’art.1;
  4. Gli studenti sono tenuti ad osservare le disposizioni organizzative e di sicurezza dettate dai regolamenti dei singoli istituti.

Si tratta della definizione dei doveri di studentesse e studenti all’interno degli istituto scolastici durante l’orario di lezioni. E l’utilizzo di dispositivi come gli smartphone, secondo i principi citati dalla direttiva e dalla circolare firmata da Fioroni, andava contro questi principi.

Le fasi successive e la mini-liberalizzazione

Sono passati, dunque, quasi 16 anni dall’introduzione della normativa sugli smartphone vietati a scuola. Ma nel corso di questo ampio lasso di tempo, qualcosa è stato cambiato. Innanzitutto – ed è un particolare da sottolineare – le sanzioni nei confronti degli studenti che violano questo regolamento sono decise dai singoli istituti scolastici (così come al libertà di procedere con il “ritiro” del dispositivo all’accesso nella scuola). E così acquisiscono un contorno differente anche le recenti decisioni di alcuni dirigenti scolastici di procedere in quella direzione. Detto ciò, un decennio dopo l’entrata in vigore delle direttive firmare da Fioroni, qualcosa è cambiato. Nel 2017, infatti, l’allora numero uno del Ministero dell’Istruzione – Valeria Fedeli – decise di allentare quel divieto: se prima qualsiasi dispositivo era vietato, da quel momento si erano aperte le porte ai device utili come supporto alle lezioni e allo studio. E le linee guida vennero inserite all’interno di un decalogo pubblicato sul sito del Miur.

Da quel momento, gli smartphone (e gli altri dispositivi) in classe non sono stati più un tabù. Ma con delle indicazioni: qualsiasi strumento digitale, infatti, può essere utilizzato all’interno degli edifici scolastici (durante le lezioni) esclusivamente come supporto all’apprendimento e all’insegnamento. Dunque, l’ultima circolare (datata 19 dicembre 2022) firmata dall’attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, non aggiunge nulla a quando già disposto dai suoi predecessori: conferma il divieto di utilizzare dispositivi elettronici all’interno delle scuole, fatta eccezione per quegli strumenti utili all’apprendimento.

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