Sull’ordinanza di arresto per Arata si parla di «contatti corruttivi con Armando Siri»

12/06/2019 di Enzo Boldi

Dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminari che ha convalidato l’arresto del faccendiere Paolo Arata e di suo figlio Francesco emergono altri dettagli sulle accuse che hanno portato, questa mattina, alle manette. E tra le carte torna a campeggiare il nome dell’ex sottosegretario della Lega al Mit Armando Siri. Il gip fa riferimento esplicito all’ipotesi di contatti corruttivi Siri-Arata indicando anche il periodo in cui i due sarebbe entrati ancor più in contatto. Si tratta dello scorso mese di settembre. Un particolare che ricalca l’avviso di garanzia inviato all’ex membro leghista del governo.

«Tra i fatti di reato sono emersi anche ipotizzati accordi corruttivi raggiunti a Roma nel settembre 2018 da Paolo Arata, dal figlio Francesco e dell’attuale senatore Armando Siri», si legge tra le carte dell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari che ha portato all’arresto, questa mattina, del faccendiere già nel mirino per un altro filone che riguarda i rapporti con l’imprenditore eolico Vito Nicastri. Tutti gli atti relativi ai contatti Siri-Arata sono stati già comunicati ad aprile alla procura di Roma, dando il via alle indagini che hanno portato all’accusa di corruzione (in attesa di processo) nei confronti dell’ex sottosegretario.

Siri-Arata, i due nomi tornano nell’ordinanza del Gip

Secondo il gip, Paolo Arata «ha fatto tesoro della sua precedente militanza politica, in Forza Italia, per trovare canali privilegiati di interlocuzione con esponenti politici regionali siciliani ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare, in particolare, i progetti relativi al biometano». La misura cautelare in carcere è dovuta alla certificata – secondo le indagini preliminari – attività di corruzione del faccendiere e di suo figlio, oltre all’intestazione fittizia e all’autoriciclaggio.

L’interesse di Cosa Nostra per l’eolico

E i confini degli affari sembrano essere ancor più problematici, perché nell’ordinanza si fa esplicito riferimento, oltre ai contatti Siri-Arata, anche con Vito Nicastri, il re dell’eolico siciliano accusato di aver finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro. E proprio il nome del boss in fuga compare nel testo della misura cautelare, con il gip che sottolinea il forte interesse di Cosa Nostra per il business dell’eolico sull’isola.

(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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