Il sindaco di Riace (non Mimmo Lucano) chiede a Salvini di chiudere lo Sprar
05/11/2018 di Enzo Boldi
Giuseppe Gervasi, nuovo sindaco di Riace che ha assunto la carica di primo cittadino dopo la sospensione da parte della Prefettura di Reggio Calabria di Domenico Lucano, ha chiesto ufficialmente a Matteo Salvini di chiudere il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) nel suo comune a causa delle intemperanze degli ospiti dei centri di accoglienza. Un duro colpo per una città considerata da sempre un modello dell’accoglienza in Italia.
In una lettera inviata al ministro dell’Interno, Giuseppe Gervasi ha chiesto ufficialmente la chiusura del sistema di accoglienza che ha reso la piccola città calabrese sulla costa jonica l’emblema dell’accoglienza. Un passo indietro dopo il modello portato avanti dal precedente sindaco Mimmo Lucano, sollevato dall’incarico in seguito all’iscrizione nel registro degli indagati nel processo «Xenia» sulla gestione dei fondi per i migranti per i reati di immigrazione clandestina e affidamento illecito dei servizi della raccolta differenziata.
Sindaco di Riace: «Troppi episodi di violenza contro cittadini e operatori»
Oltre alla mancanza dei fondi per portare avanti il progetto di integrazione tra la popolazione della locride e i migranti, l’attuale sindaco di Riace ha chiesto ufficialmente la chiusura degli Sprar perché «gli ospiti tendono a comportamenti violenti nei confronti degli operatori e a volte anche verso i cittadini del luogo». Il modello Riace di Mimmo Lucano sta, dunque, per essere definitivamente accantonato.
Cos’è lo Sprar?
Lo Sprar è un servizio del Ministero dell’Interno che prevede una serie di programmi e progetti riguardanti i cittadini immigrati richiedenti asilo e rifugiati. Il tutto è stato istituito con la cosiddetta legge «Bossi-Fini» nel 2002 e prevede una serie di interventi a sostegno del modello dell’integrazione per i migranti che arrivano in Italia e in attesa di ottenere tutti i progetti per diventare «regolari» e di poter circolare liberamente sul territorio italiano.
(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO SGHERRI)