Il sindaco di Bibbiano non è più agli arresti domiciliari

20/09/2019 di Enzo Boldi

Niente più arresti domiciliari per Andrea Carletti. Lo ha deciso di Tribunale delle Libertà di Bologna che ha disposto per il sindaco Bibbiano l’obbligo di dimora nel Comune di Albinea (dove ha la residenza) con con permanenza domiciliare alla notte. In pratica, dunque, sarà libero di tornare a una vita quasi normale (seppur dimesso dal suo ruolo di primo cittadino e sospeso dal Partito Democratico) in attesa che la Procura si esprima sulle accuse a suo carico nel caso degli affidamenti illeciti nel suo Comune e in quelli della Val D’Enza.

Un obbligo di dimora che non permetterà al Sindaco Bibbiano di abbandonare il comune di Albinea, ma senza essere costretto a rimanere 24 ore su 24 rinchiuso in quell’abitazione. Il vincolo, in questo senso, riguarda solamente la notte con un orario (22-7) in cui non potrà varcare la soglia della propria casa. Superati, dunque, gli arresti domiciliari a cui era stato costretto dallo scorso 27 giugno, giorno in cui è scoppiato lo scandalo grazie all’inchiesta ‘Angeli e Demoni’ che ha scoperchiato un vero e proprio sistema di affidamenti illeciti e sottrazioni di minori grazie a Onlus e Servizi sociali compiacenti che ne facevano un business.

Sindaco Bibbiano, stop ai domiciliari

Come ribadito più volte – sempre in attesa di un processo e di una sentenza definitiva – il sindaco Bibbiano, Andrea Carletti, non è accusato in prima persona di aver partecipato a tutti i fatti contestati agli psicologi, psicoterapeuti e altri tristi protagonisti di questa vergognosa vicenda, ma la Procura sta valutando il suo comportamento in base ad altri due reati: abuso di ufficio e falso ideologico.

L’abuso d’ufficio e il falso ideologico

Carletti, infatti, avrebbe concesso una delle stanze di proprietà del Comune di Bibbiano alla onlus «Hansel e Gretel» di Claudio Foti, che si è resa protagonista di un comportamento al di fuori della legge e del rispetto di minori e genitori attraverso consulenze forzate e relazioni falsate. Nulla a che vedere con quello che, secondo le accuse della Procura che – occorre sempre ricordarlo – è ancora in fase di indagini preliminari, avveniva in un vero e proprio business.

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