Non è vero che i Simpson avevano ‘predetto’ l’uccisione di George Floyd
04/06/2020 di Enzo Boldi
La storia dei Simpson che anticipano la storia prevedendo eventi che poi accadono realmente è sfuggita di mano negli ultimi anni. A volte si è fatta ironia, altre è stata presa per buona la valanga di post social che mostrano scene che non sono mai andate in onda. L’ultimo caso riguarda quel che è accaduto nei giorni scorsi a Minneapolis. La vicenda Simpson George Floyd, a cui molti hanno dato credito in rete, non è altro che un omaggio fatto da un artista. Insomma, Matt Groening non aveva minimamente previsto l’uccisione dell’afroamericano nel 1990.
LEGGI ANCHE > Il macabro gioco che ha invaso i social: la George Floyd Challenge
Sui social, in queste ore, stanno circolando alcune presunte predizioni fatte dai Simpson nelle puntate andate in onda. Se sono reali le immagini della centrale della Polizia di Springfield in fiamme, così come quella delle proteste con le fiaccole accese (ma in puntate e in storie che non sono collegate tra loro), quel presunto frame del goffo commissario Clancy Winchester che preme il ginocchio sul collo di un uomo nero steso in terra è frutto di un’immagine modificata e non reale.
#Simpson sanno cose … pic.twitter.com/wIZctwu8Bg
— Ecca Pecca AKA deboosting (@eccapecca) June 1, 2020
Simpson George Floyd, la bufala della predizione
Come spiega Bufale.net, infatti, non è mai andata in onda – perché mai realizzata – una puntata del noto cartoon in cui accade quanto mostrato in quell’immagine. Tra le altre cose, anche la scritta sul cartello tenuto in mano da Lisa Simpson è frutto di un qualcosa mai disegnato da Matt Groening. La soluzione finale sulla questione Simpson George Floyd arriva anche grazie a Facta News che riporta il post Instagram originale di quel disegno.
Quella ricostruzione, dunque, era un omaggio di un artista che, utilizzando i personaggi dei Simpson, ha voluto rendere omaggio a George Floyd per dire no al razzismo e all’abuso di potere della Polizia statunitense nei confronti degli afroamericani.
(foto di copertina: da Twitter)