E Silvio disse: «Antonio Tajani sarà il nostro premier»
02/03/2018 di Redazione
«Sono lieto di potervi annunciare una buona notizia, l’attuale presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha finalmente sciolto la riserva e ha dato la disponibilità a guidare il prossimo governo di centrodestra». Silvio Berlusconi annuncia così l’asso finale di chiusura della campagna elettorale, mentre è ospite di Matrix. Si tratta di una scelta comunicata solamente dal leader di Forza Italia, anche perché nessun accenno alla candidatura era arrivato durante il comizio del pomeriggio insieme agli altri leader della coalizione (Giorgia Meloni e Matteo Salvini). E via Twitter il numero uno dell’Europarlamento conferma l’incarico: «Ringrazio Berlusconi per la stima, gli ho dato la disponibilità a servire l’Italia. Ora ogni ulteriore decisione spetta ai cittadini e al presidente della Repubblica».
Ringrazio Il Presidente Berlusconi per il suo atto di stima nei miei confronti.Ho dato a lui,stasera,la mia disponibilità a servire l’Italia.Ora ogni ulteriore decisione spetta ai nostri concittadini ed al Presidente della Repubblica
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) 1 marzo 2018
Qualche ora prima i tre leader della coalizione stavano insieme per la chiusura finale capitolina. Dal 5 marzo cambieranno diversi equilibri. Già l’indicazione di Tajani è un segnale. Come spiega Massimo Franco:
Ora non più. Forse, la prospettiva che il Carroccio di Matteo Salvini superi FI rimane difficile: nonostante Salvini si raffiguri spavaldamente come il prossimo premier. Ma su una cosa ha senz’altro ragione. «La Lega prenderà un numero di voti che non ha mai preso nella sua storia». E dunque potrebbe tallonare il primato berlusconiano, prefigurando non più un sistema tolemaico intorno al «sole» di FI, ma una diarchia di fatto; con Meloni e il suo partito nel ruolo di alleati minori. Le implicazioni di questa mutazione sono ancora da misurare.
Le premesse, però, promettono di consegnare all’Europa una nuova anomalia: stavolta non incarnata da Berlusconi, che si accredita come garante dell’Ue, e è percepito come tale dalle cancellerie alleate. Piuttosto, a mettere un’ipoteca sull’affidabilità del centrodestra sono Salvini e Meloni. Entrambi ostentano un’avversità contro Bruxelles, che si salda con l’ammirazione per il presidente russo Vladimir Putin e per alcuni governi dell’Europa centrale: esecutivi «sovranisti» quanto ostili all’Italia quando si tratta di distribuire gli immigrati o i fondi europei.
La cosa significativa è che a gridare al pericolo non sono soltanto gli avversari naturali. L’allarme proviene dalle stesse file berlusconiane. Temono il protagonismo di Salvini e la sua aggressività su sicurezza e immigrazione; e una torsione estremistica dell’intera coalizione. Le parole usate ieri da Salvini contro l’Ue ne sono uno specchio. «Saranno gli italiani», ha detto, «a dover essere tutelati dall’Ue che ci ha massacrato senza che nessuno dicesse e facesse niente».
In realtà Tajani avrebbe preferito esser stato nominato a elezioni fatte. In modo felpato, con tanto di chiamata dal Colle. Silvio però ha sconvolto tutti i piani. Il perché è presto detto. Come spiega stamane un retroscena sul Corriere della Sera il leader di Forza Italia è convinto che Tajani porti da uno a due punti percentuali in più. Tanto basta per scongiurare ogni sorpasso interno della Lega Nord.
Matteo Salvini dovrà aspettare un altro turno.
(Il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi (Fi) con il segretario della Lega Matteo Salvini, durante l’appello finale al voto dei leader di Forza Italia, Lega, FdI e Noi con lItalia, Roma, 01 marzo 2018. ANSA/ANGELO CARCONI)