«L’ultima chat con Silvia 20 minuti prima del rapimento»

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Le parole di Lilian Sora di Africa Milele a un anno dal rapimento di Silvia Romano

La decisione è stata presa qualche giorno fa, ponderata e attenta. Lilian Sora, presidente di Africa Milele, la onlus con cui Silvia Romano collaborava, ha rotto il muro del silenzio intorno alla vicenda del rapimento della volontaria di 24 anni che si era recata a Chakama per seguire il programma della non governativa. Il silenzio è stata la strada scelta fino a questo momento per rispetto nei confronti della famiglia e per essere il più possibili collaborativi con le indagini in corso.



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L’ultima chat di Silvia Romano prima di essere rapita

Lilian Sora è sempre sinceramente commossa quando parla di Silvia Romano. Ai microfoni di Giornalettismo racconta gli ultimi istanti prima del rapimento. «Ero stata in contatto con lei fino a qualche minuto prima – ha spiegato la presidente di Africa Milele -, avevamo parlato delle cose da organizzare. A Chakama stavano prendendo il via le iniziative per il nuovo anno, per questo motivo c’erano tante cose da organizzare. Silvia aveva appuntato tutto nei suoi diari».



Dopo la conversazione telefonica vera e propria, Lilian Sora aveva continuato a scrivere messaggi in chat a Silvia Romano. «Le avevo inviato uno screen che conteneva una nostra discussione divertente – ci racconta -, uno scherzo nostro. Il messaggio non è stato mai visualizzato. Lì per lì non ho dato peso alla cosa, perché era molto semplice a Chakama restare senza carica nello smartphone e avere qualche difficoltà a ricaricarlo. Poi, invece, mi hanno avvisato che c’era qualcosa che non andava».

Lilian Sora ci racconta che un altro loro collaboratore che si trovava a Malindi era stato contattato dalle autorità per un episodio avvenuto a Chakama: «Mi ha scritto di sentire Silvia – ha detto la presidente di Africa Milele – perché stava succedendo qualcosa. Ho subito ricollegato l’episodio alla mancata risposta della ragazza al mio messaggio. Da Chakama cercavano di rassicurarmi dicendomi che Silvia era in camera sua fino a poco tempo prima, ma poi si è scoperto che l’avevano presa. La polizia è stata avvisata immediatamente».



Il tentativo di seguire i rapitori di Silvia Romano

Ma non c’erano soltanto le autorità kenyane a occuparsi del caso. I luoghi in cui operava la ong Africa Milele erano costantemente monitorati anche da alcuni masai che cercavano di dare una mano ai volontari: «Joseph, uno dei collaboratori della ong, ha provato a inseguire i rapitori con la motocicletta che aveva a disposizione – ci racconta Lilian Sora -. Lui era convinto che avessero nascosto Silvia da qualche parte vicino al fiume. Ma in realtà, quando è arrivato sul posto, ha sentito dei colpi di arma da fuoco provenire dall’altra parte del corso d’acqua. Lui era disarmato perché i guardiani in Kenya non possono portare armi con sé: non poteva avventurarsi da quella parte».

La ong Africa Milele rinnova il suo appello affinché venga fatta luce sul rapimento di Silvia Romano, allontanando tutte le varie accuse e inesattezze che sono state pronunciate nel corso di questi mesi. Intanto, le ricerche si spostano in Somalia, dove si ritiene che Silvia Romano sia stata portata, prigioniera del gruppo terroristico di al-Shabaab. Secondo le ultime indiscrezioni, la volontaria sarebbe sicuramente ancora viva. Il processo sul suo rapimento, invece, è stato definitivamente sospeso. Ibrahim Omar, uno dei tre presunti rapitori che sono stati arrestati e che era a piede libero su cauzione, non si trova. Il sospetto è che sia stato volontariamente fatto scomparire.