Ci sono metalli tossici nelle sigarette elettroniche?

26/02/2018 di Redazione

Un nuovo studio sta crendo polemiche nel mondo delle e-cig. I ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health hanno studiato la presenza di metalli tossici allìinterno delle sigarette elettroniche. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, dopo aver esaminato 56 dispositivi. La maggior parte dei dispositivi analizzati contiene livelli potenzialmente pericolosi di piombo, cromo, manganese e nichel. «Risulta importante per la Food and Drug Administration, per le aziende produttrici e per i fumatori sapere che le bobine di riscaldamento, per come sono fatte attualmente, sembrano perdere metalli tossici», spiega uno dei due autori dello studio, Ana María Rule.

SIGARETTE ELETTRONICHE: COSA DICE LO STUDIO DELLA JOHNS HOPKINS BLOOMBERG

Il dossier ha individuato 15 metalli nei liquidi contenuti nei sistemi di ricarica, nei liquidi dei serbatoi e nel vaping generato. Le quantità preoccupanti si trovano in alcuni liquidi venuti a contatto con le serpentine di riscaldamento all’interno dei serbatoi.

“Abbiamo trovato tassi di emissione simili tra sigarette ed e-cig su elementi come cromo, nichel, zinco, piombo e argento (tutti tossici per i polmoni)”, ha spiegato Rule a Mashable.”Abbiamo trovato concentrazioni più basse nelle sigarette elettroniche per quanto riguarda invece cadmio e arsenico”.

Confrontare le e-cig con le sigarette è complicato. Secondo Rule è più facile monitorare i danni delle bionde, perché nelle e-cig il rischio viene studiato in base a una quantità prestabilita di boccate, che non possono rappresentare un’unità precisa.  Gli autori dello studio sperano comunque che le loro scoperte inducano la FDA a regolarizzare le e-cigs riguardo alla presenza di queste sostanze chimiche tossiche.

Si parla di 15 μg / kg, ovvero più di 25 volte rispetto al livello medio riscontrato nei sistemi di ricarica. Segno che c’è qualcosa che non va proprio nelle serpentine delle elettroniche. Quasi il 50% dei campioni effettuati sullo svaping, aveva concentrazioni di piombo  superiori ai limiti di sicurezza fissati dalla Enviromental Protection Agency.

SIGARETTE ELETTRONICHE: CHI SMONTA LO STUDIO

Konstantinos Farsalinos, cardiologo greco dell’Università di Patrasso, esperto nel modno svaping ha smontato il lavoro appena pubblicato dai colleghi americani.

“La “quantità significativa” dei metalli che gli autori hanno segnalato – ha scritto sul suo profilo Facebook  – è stata misurata in μg/kg. In realtà sono così basse che per alcuni casi (cromo e piombo) ho calcolato che bisogna svapare più di 100 ml al giorno per superare i limiti della FDA per l’assunzione giornaliera da farmaci da inalazione”. “Gli autori ancora una volta – ha aggiunto – confondono sé stessi e tutti gli altri usando limiti di sicurezza ambientale relativi all’esposizione ad ogni singolo respiro, e li applicano a vaping. Tuttavia, gli umani fanno più di 17mila respiri al giorno e solo 400-600 inalazioni al giorno da una sigaretta elettronica”.

(foto Ansa /Peri)

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