La sfida dell’uomo forte Salvini a Toninelli, non rispondere più agli Sos dei migranti
26/06/2018 di Redazione
La questione dei migranti continua a rappresentare il dossier più delicato all’interno del governo; da una parte Matteo Salvini vuole insistere sulla linea della fermezza, dall’altra Danilo Toninelli, il ministro delle Infrastrutture che ha in gestione l’amministrazione dei porti, e Luigi Di Maio riflettono sul da farsi.
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Toninelli sfidato sui migranti
L’ultima sfida lanciata dal ministro degli Interni potrebbe far vacillare più di una norma internazionale: “Toninelli avrebbe tutto il mio appoggio se ordinasse alla Guardia costiera di non rispondere agli Sos“. Messo in angolo, il ministro delle Infrastrutture sta cercando la massima concentrazione per capire come muoversi.
Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera ripercorre la vicenda e svela scenari importanti:
I dubbi del titolare delle Infrastrutture sulla chiusura totale dei porti sono ben noti, tanto che le dichiarazioni di ieri sera del vicepremier Luigi Di Maio sulla possibilità che la Lifeline alla fine approdi in Italia sono servite proprio a dargli sostegno. E tanto basta a comprendere che la questione all’interno del governo è ormai ufficialmente aperta. Anche perchè Salvini non può non sapere che la Guardia costiera ha l’obbligo di dare seguito alle richieste di aiuto, come previsto dai trattati internazionali, ma anche dal codice penale. […] Sulla scelta di far entrare a Pozzallo il mercantile Alexander Maersk alla fine ha pesato il ruolo avuto dal centro di coordinamente di Roma per le operazioni di soccorso, ma anche il richiamo esplicito del garante per i detenuti Mauro Palma che in una lettera inviata all’ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante della guardia costiera, ha sottolineato come i 113 migranti a bordo “si trovano di fatto privati della libertà personale, pur non essendoci ovviamente alcun ordine in tal senso, impugnabile di fronte all’autorità giudiziaria, ai sensi dell’art. 5 della Convenzione europea per i diritti umani”. E poi il fatto che non si trattasse di una Ong.
Alla fine dei conti, gli equilibri di governo si stanno reggendo sulla violazione aperta o meno dei trattati internazionali. Questo sì che è un cambiamento vero.