Sergio Zanotti racconta il suo rapimento: «Sono stato venduto ai miliziani da un tassista abusivo»
06/04/2019 di Enzo Boldi
Dopo aver fatto rientro in Italia ieri sera, con il suo volo atterrato all’aeroporto romano di Ciampino intorno alle 21, Sergio Zanotti è stato interrogato sabato mattina in una caserma del Ros dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e al sostituto Sergio Colaccio della Procura di Roma. In tre ore l’imprenditore bresciano, rapito il 14 aprile del 2016 al confine tra Turchia e Siria, ha raccontato tutti i dettagli di quanto accaduto quel giorno di tre anni fa e come ha trascorso il restante periodo prima del rientro in Italia. Non sono stati resi pubblici eventuali riscatti pagati o trattative con i miliziani che lo avevano prelevato forzatamente.
«Sono stato tenuto in ostaggio da fondamentalisti islamici che mi hanno fatto cambiare prigione almeno dieci volte – ha raccontato Sergio Zanotti nell’interrogatorio di sabato mattina davanti al procuratore aggiunto e al sostituto procuratore di Roma -. Tuttavia, sono stato trattato abbastanza bene, mi hanno nutrito e rispettato». I fondamentalisti fanno parte della cellula terroristica di Al-Qaida, il gruppo guidato fino alla sua morte da Osama Bin Laden.
Sergio Zanotti racconta la sua prigionia in Siria
Sergio Zanotti ha poi raccontato le dinamiche del suo rapimento, compreso il giorno esatto in cui tutto è accaduto: «Ero senza lavoro e avevo deciso di andare in Turchia, nella zona di Hatay a pochi chilometri dalla Siria, per cercare di acquistare dinari da rivendere in Europa dove nel mercato della numismatica hanno un valore. Sono stato però venduto dal mio tassista abusivo a dei miliziani che mi hanno narcotizzato: il 14 aprile del 2016 mi sono risvegliato in una casupola nella zona di Aleppo».
Il silenzio, poi la pubblicazione di due filmati in cui chiedeva aiuto al governo italiano, con alle spalle sempre un uomo armato, come da classico video di minacce dei gruppi terroristici. «Le catene me le hanno messe solo per girare i video postati su internet come una sorta di messa in scena. In una giornata ho girato diversi video con cambi di abito e cambi di scenario – ha raccontato Sergio Zanotti -. Chi mi teneva sequestrato avrebbe provveduto alla loro diffusione. Loro la chiamavano ‘la giornata video’».
«Sembro invecchiato di 15 anni»
Tre lunghi anni nelle loro mani, senza poter entrare in contatto con nessun altro. Poi la liberazione e il ritorno in Italia dove potrà finalmente riabbracciare i suoi familiari a Marone, in provincia di Brescia e sul lago di Iseo, per un ritorno alla realtà che già ieri lo ha messo a dura prova: «Mi sono visto per la prima volta allo specchio dopo tre anni – ha detto Sergio Zanotti trattenendo stento la commozione – e ho fatto fatica a riconoscermi: sembro invecchiato di 15 anni».
(foto di copertina: ANSA / FRAME VIDEO NEWSFRONT)