La sentenza UE sul diritto all’anonimato per chi lascia commenti sul sito di un quotidiano

Nella sentenza dell'UE contro l'Austria emerge una verità importante sulla gestione dei dati di chi commenta gli articoli di giornale

10/12/2021 di Ilaria Roncone

La Corte europea dei diritti dell’uomo si è trovata, di recente, in contrasto con l’Austria arrivando a condannare il paese per la scelta di obbligare l’editore di un quotidiano online a consegnare i dati personali degli utenti registrati che hanno scritto dei commenti sotto l’articolo relativo a un politico regionale. La questione è delicata: siamo nell’ambito della libertà di stampa e si parla del diritto anonimato commenti giornali.

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Diritto anonimato commenti giornali: Ue contro Austria

Entriamo nello specifico del caso che ha visto la Corte europea dei diritti dell’uomo condannare l’Austria con una sentenza datata 7 dicembre – come ha raccontato nell’edizione cartacea di oggi Il Sole 24 Ore -. In seguito alla pubblicazione di un articolo che parlava di un politico regionale sul sito di un quotidiano, il pezzo ha ricevuto oltre 1600 commenti. Due di questi alludevano al fatto che il politico in questione fosse vicino a movimento neonazisti. Il politico in questione ha chiesto al giornale, passando per i giudici nazionali, che gli fossero forniti i dati personali degli utenti che avevano commentato. I giudici nazionali hanno acconsento ma, secondo la Corte UE, l’errore è stato quello di non fare un bilanciamento tra i diritti in gioco.

L’anonimato sul web è quello che permette la libera circolazione di opinioni, idee e informazioni – in questo specifico caso – informazioni. Secondo l’UE, basandosi sull’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo – il diritto assoluto all’anonimato su internet non può esistere ma prima di richiedere la divulgazione dei dati di un utente la questione va ponderata. La richiesta della società editoriale che si è rivolta alla Corte UE per contrastare la sentenza austriaca, quindi, è stata accolta.

Garanzia di anonimato per i commenti agli articoli

Uno dei punti a favore della tesi del politico era che i dati dei commentatori non potessero essere protetti poiché diversi dall’attività giornalistica. Il quotidiano, pur avendo cancellato i commenti, non ha voluto acconsentire a condividerli. L’Europa – pur concordando rispetto al fatto che quei commenti non possono essere considerati fonte giornalistica – ha sottolineato che per Strasburgo c’è una differenza precisa tra coloro che commentano su un qualunque sito e coloro che commentano sul sito di un giornale che è anche hosting provider.

Detto ciò, alcune delle garanzie che tutelano la liberà di stampa vanno estese anche a coloro che discutono delle questioni trattate attraverso il portale di un giornale. Il fatto che un editore sia costretto a rivelare i dati di chi commenta costituirebbe, di fatti, un deterrente per gli utenti quando si tratta di condividere le opinioni politiche. Alla fine dei conti, quindi, il diritto alla reputazione (del politico, in questo caso) va bilanciato con il diritto alla libertà di stampa, con il diritto alla protezione dei dati personali di chi è autore di un commento e con il diritto alla partecipazione a un dibattito pubblico.

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