Al centro delle trattative tra Movimento 5 Stelle e Lega per la nascita di un governo politico c’è davvero solo il programma e il relativo contratto? La risposta è negativa, a guardare una dichiarazione del neosenatore leghista Alberto Bagnai riportata oggi dal Giornale, in un articolo di retroscena di Augusto Minzolini. «Noi – ha affermato ieri il professore di economia – al primo punto del programma avremmo potuto mettere anche l’incendio di Nerone. Non è quello l’importante. L’importante sono quelle 200-300 nomine, che stanno venendo a scadenza e che l’ineffabile governo Gentiloni, o qualcun altro, avrebbe tranquillamente messo all’incasso».
Bagnai ha dunque evidenziato un particolare aspetto del confronto M5S-Lega, riguardante incarichi e poltrone in enti pubblici e società controllate dallo Stato, finora sottovalutato. Il Giornale ricorda che nei prossimi mesi dovranno essere rinnovati i vertici della Cassa depositi e prestiti e più avanti quelli di società come Simest, Sace, Invitim, Sogei, Consip. Poi cambieranno i vertici di authority, dall’Autorità garante della concorrenza del mercato all’Autorità di regolazione per energia. Ma cambieranno anche il capo della Polizia, il ragioniere dello Stato, i vertici dei servizi segreti. Nel prossimo anno poi, arriveranno novità alla guida di aziende partecipate e controllate dal ministero dell’Economia. È il caso di Enel, Eni, Snam, Leonardo, Enav, Mps, Fincantieri, Terna, Saipem, Italgas. Cambi al vertice che possono ridisegnare la mappa del potere in Italia.
Qualcuno, nel Pd, attacca. Il deputato Michele Anzaldi su Facebook scrive: «Il senatore leghista Bagnai, braccio destro di Salvini, spazza via la bufala della trattativa Lega-M5S ‘sui temi’ e sbugiarda quello che il leader della Lega e Di Maio vanno ripetendo in queste ore. Come rivela ad Augusto Minzolini sul ‘Giornale’, la vera discussione che Lega e M5S stanno portando avanti da giorni, e sulla quale ancora non c’è accordo, non riguarda i punti del programma ma le 200-300 nomine che sono in scadenza nei prossimi mesi, a partire dalla ricchissima Cdp, sulla quale ha già messo gli occhi Casaleggio, e dalla Rai». E ancora: «Centinaia di poltrone nelle aziende pubbliche, nei ministeri, nelle authority non bastano a saziare la fame di potere dei due leader e dei loro cerchi magici. E questo sarebbe il Governo del cambiamento? Sì, del cambiamento delle poltrone».
(Foto da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / ETTORE FERRARI)