Il Senato ha approvato la manovra, alle 3 di notte: 167 sì e tre astenuti
23/12/2018 di Redazione
Passerà sicuramente alla storia come uno dei più controversi passaggi parlamentari della storia della Repubblica Italiana, l’approvazione della notte scorsa della legge di Bilancio al Senato. L’Aula di Palazzo Madama ha dato il suo via libera alla manovra finanziaria, la prima del governo gialloverde M5S-Lega, alle 3 di notte e dopo appena sei ore di discussione. L’avvio della discussione generale era prevista per le 14, ma è slittato alle 20.30, per un ritardo della Commissione Bilancio, dove il governo ha annunciato la necessità di modificare il testo presentato per correggere degli errori formali e lacune e per stralciare alcune norme per motivi di copertura. Il testo già vidimato dalla Ragioneria generale doveva essere nuovamente modificato.
Manovra economica, via libera al Senato: scontro e rissa sfiorata
È stata una lunga giornata di tensioni, polemiche e botta e risposta in Aula. Il Senato ha confermato la fiducia poco dopo le 2.30. Ora il testo della legge di Bilancio torna alla Camera dei deputati per la terza e definitiva lettura. Il testo della manovra arriverà in Aula a Montecitorio mercoledì 28 dicembre.
Il Partito Democratico non ha partecipato alla votazione finale sulla fiducia, ritenendo il Parlamento – come ha spiegato in Aula il senatore Andrea Marcucci rivolgendosi alla maggioranza – «offeso dal vostro modo di intendere la politica». «Per la prima volta – ha dichiarato il capogruppo Pd – si fa una legge di bilancio completamente extra parlamentare. Il governo in queste settimane ha più volte calpestato i diritti del Parlamento, e nelle ultime ore è stata usata violenza. Avete con metodo fatto sì che i nostri ed i vostri parlamentari non potessero conoscere la Manovra che ci accingiamo a votare».
Ma critiche al governo nette sono arrivate anche da destra: «I dettagli anche minimi di questa manovra li conoscono Juncker e Moscovici e non i senatori della Repubblica italiana», ha affermato Luca Ciriani di Fratelli d’Italia nella sua dichiarazione in Aula, annunciando voto contrario. E ancora: «La Commissione Ue vi ha lasciato spazi talmente esigui che non siete riusciti a muovervi a fronte delle poche risorse e delle tante promesse».
Toni diversi dalla maggioranza. «Quella che stiamo per approvare è una manovra che finalmente ha il coraggio di portare avanti un approccio completamente diverso ai problemi del Paese. E non avrebbe potuto essere diversamente, visto il disastroso quadro economico e sociale lasciatoci in eredità dai precedenti governi», è una dichiarazione in Aula del senatore M5S Gianmauro Dell’Olio.
Il Pd: ricorso alla Corte Costituzionale
Tra i tre astenuti ci sono anche l’ex premier Mario Monti e il senatore eletto con il M5S Gregorio De Falco, l’ex ufficiale della Marina diventato famoso per aver rimproverato il comandante Francesco Schettino durante il naufragio della Costa Concordia.
La fiducia al maxiemendamento recepisce quanto stabilito nella trattativa e con l’intesa con Bruxelles. Le opposizioni hanno lottato prima abbandonando la Commissione Bilancio e poi protestando in Aula. Il Partito Democratico ha annunciato ricorso alla Corte Costituzionale, perché – hanno spiegato i Dem – ai senatori non è stato consentito di procedere a un solo voto. In Aula si è anche sfiorata una rissa quando i senatori Dem si sono avvicinati ai banchi del governo. La seduta è stata sospesa per alcuni minuti.
Il taglio sugli investimenti: da 9 a 3,6 miliardi in tre anni
Con la legge di Bilancio passata al Senato vengono confermate tutte le principali misure già annunciate nelle scorse settimane, in primis il reddito di cittadinanza, l’aumento delle pensioni minime e le modifiche alla Fornero con l’introduzione della quota 100. Ma è stato dato il via libera anche ad alcune novità. Il fondo per gli investimenti è calato da 9 miliardi di euro inizialmente previsti a 3,6 miliardi in tre anni. Per quanto riguarda il 2019 il fondo cala da 2,75 miliardi a 740 milioni, nel 2020 da 3 a 1,26 miliardi e nel 2021 da 3,3 a 1,6 miliardi. Anche se la maggioranza garantisce che non ci sarà alcun «taglio agli investimenti». La manovra conferma il blocco delle assunzioni fino al 15 novembre prossimo per la Presidenza del Consiglio, i ministeri, gli enti pubblici non economici e le agenzie fiscali, mentre per le Università è posticipato al 1° dicembre, con l’eccezione dei professori a contratto.
Ci sono ancora molti dubbi sulla stima del pil. La manovra un dato dell’1% di crescita del prodotto interno lordo per i prossimi dodici mesi, ma è possibile una revisione al ribasso. E i rischi di una stima errata aumentano se si considerano le previsioni per il 2020 e il 2021.
(Foto di copertina da archivio Ansa: il ministro dell’Economia Giovanni Tria durante la discussione prima del voto di fiducia sulla legge di Bilancio nell’aula di Palazzo Madama,. Credit immagine: ANSA / RICCARDO ANTIMIANI)