Il sacrosanto diritto di non partecipare a un dibattito con CasaPound e Forza Nuova

La decisione è stata, a suo modo, coraggiosa. In un momento in cui, nel nome della libertà di espressione, è stato letteralmente sdoganato il dibattito con CasaPound e Forza Nuova (diversi sono gli interlocutori giornalistici che hanno dato il via a questa «moda»), Sebastian Kohlscheen – candidato di Liberi e Uguali alle prossime elezioni politiche del 4 marzo 2018 – ha voluto dare un segnale forte. E così, poche ore prima della folle sparatoria di Macerata, ha rinunciato a partecipare al dibattito organizzato dall’emittente locale padovana Canale Italia, a cui erano stati invitati anche Roberto Fiore di Forza Nuova e l’avvocato Marco Mori di CasaPound.

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Sebastian Kohlscheen, la sua scelta

Un gesto forte, senz’altro divisivo. Che tuttavia è stato giustificato dall’impossibilità di legittimare – anche attraverso un confronto di idee – candidati che, per la loro stessa storia, sono i diretti discendenti dell’ideologia fascista. Emblematiche, a questo proposito, le parole di Kohlscheen, all’indomani della messa in onda della trasmissione: «Non si può dare spazio a esponenti di gruppi fascisti, perché si finisce con il dare spazio al loro pensiero – ha detto il candidato di Liberi e Uguali -. Questo vale anche per la stampa: si finisce con il dare spazio a chi spara la gente, come è successo a Macerata. Diventa un punto di non ritorno legittimare queste forze che non sono democratiche. Per me, Forza Nuova e CasaPound non sono degli interlocutori politici».

Il rifiuto di Kohlscheen è stato dettato anche dal fatto che l’esponente di Liberi e Uguali non era a conoscenza della presenza in studio dei candidati di estrema destra. La trasmissione è andata ugualmente in onda, senza il contraddittorio di Kohlscheen. Che ha, pertanto, rivendicato il suo diritto di non confrontarsi con rappresentanti di partiti che si ispirano esplicitamente agli ideali fascisti.

Sebastian Kohlscheen, la replica della televisione locale

«Siamo liberi di invitare chiunque – ha commentato Vito Monaco, direttore di Canale Italia – anche quelli che nelle tv nazionali non vanno. C’erano da Potere al Popolo, che non ha manifestato nessun problema, fino a Casa Pound. La nostra è una trasmissione in cui si parla uno per volta. Si aspetta il proprio turno, in maniera democratica, non ci sono accavallamenti o sovrapposizioni. Non è nel nostro stile».

Ovviamente, non si discute sulla libertà di espressione. Siamo in un ambito leggermente più complesso: quello, cioè, del diritto a rinunciare al dibattito con un interlocutore di cui non si riconosce la legittimità. Il gesto di Kohlscheen è stato senz’altro controcorrente, specialmente rispetto all’ultimo periodo, da quando cioè i rappresentanti dell’estrema destra (una volta si diceva «extraparlamentare») frequentano i salotti buoni dei talk-show politici. Una tendenza che ha fatto da cassa di risonanza al fenomeno del fascismo di ritorno, purtroppo non sempre in chiave critica. Gli effetti di questa operazione, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti.

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