Feltri dice che è un dato di fatto che esistano scuole per ‘borghesi’ e altre per ‘poveracci e immigrati’

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L'editoriale del direttore di Libero dopo le polemiche per l'Istituto di Roma

C’è chi si oppone all’esistenza delle scuole classiste e chi, invece, si arrende amaramente alla realtà. È il caso di Vittorio Feltri che oggi, venerdì 17 gennaio 2020, ha dedicato un editoriale al caso dell’Istituto comprensivo Via Trionfale di Roma che, sul proprio sito ufficiale, suddivideva i suoi plessi in base al ceto sociale dei suoi studenti. ‘Qui i borghesi, lì i poveri’ era la sintesi di quella che, secondo le loro intenzioni (e giustificazioni) voleva essere solamente una descrizione status quo della situazione. Ma a tutti è apparso quantomeno inopportuno.



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Vittorio Feltri, invece, non sembra non esser sorpreso perché quanto apparso – e poi rimosso – sul sito racconta la verità. E lo fa, come al solito, con parole fredde e crude. «Vi sono istituti frequentati dalla borghesia e altri i cui allievi sono di estrazione sociale bassa. Questa è la verità ed è da fessi contestarla – si legge nell’editoriale pubblicato su Libero -. Va da sé che nei primi il livello qualitativo dell’istruzione è elevato (non esageriamo, forse è solo accettabile), mentre nei secondi è un casino infernale poiché gli studenti, essendo poveracci, non riescono a imparare molto».



Scuole classiste, la posizione di Feltri

La sua analisi dello status quo delle scuole classiste, prosegue portando alla sua causa esempi partoriti dalla sua mente: «Se in una classe di venticinque alunni, quindici sono immigrati o sfigati di periferia, il grado culturale complessivo della medesima non sarà eccelso. Ovvio. Lo capisce chiunque. Se invece un’aula è piena di ragazzi che abitano in quartieri di lusso e hanno una famiglia di gente laureata e munita di una bella libreria, è fatale che esprima soggetti di buona caratura. Questo concetto non ci sarebbe neanche bisogno di precisarlo».

Il controsenso

Ma, alla fine del suo editoriale, arriva una sorta di smentita di quanto descritto qualche riga prima. Vittorio Feltri racconta di «nato con le pezze sul sedere e mi sono arrangiato per conto mio». Insomma, la scuola c’entra poco o nulla, perché conta la forza di volontà dei giovani e lui sottolinea di averne avuta molta. Allora non si capisce perché debba esistere la distinzione e le scuole classiste e come si faccia ad accettare questa vicenda. Così, passivamente.



(foto di copertina: da video di Stasera Italia – Rete 4 + editoriale Vittorio Feltri su Libero del 17 gennaio 2020)