Amministrative 2018, il «Davide contro Golia» di Di Maio non basta a giustificare la sconfitta del M5S

Terni, Avellino, Ragusa e Siracusa. Sono 4 su 20 i capoluoghi di provincia all’interno dei quali il Movimento 5 Stelle riesce ad andare al secondo turno alle elezioni amministrative del 10 giugno. In nessuno di questi casi parte da favorito, essendo sempre – al massimo – la seconda lista per consensi. Nelle altre città con più di 15mila abitanti, i pentastellati riescono ad andare al secondo turno a Imola (anche qui partendo da sfavoriti), ad Assemini e a Pomezia e devono incassare l’onda di non poter raggiungere il ballottaggio neanche a Ivrea, la città di Davide Casaleggio. Insomma, la tornata elettorale – per la forza espressa dal Movimento 5 Stelle alle ultime politiche – si è rivelata piuttosto insoddisfacente (utilizzando un eufemismo) per Luigi Di Maio e compagni.

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Sconfitta amministrative M5S, l’analisi sbagliata di Di Maio

Eppure, il leader politico del Movimento 5 Stelle non sembra accorgersene. Anzi, utilizza la solita retorica del «Davide contro Golia» per spiegare l’esito del voto del 10 giugno 2018. Su Facebook, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha commentato così i dati – vicini all’essere definitivi – delle urne: «Il MoVimento 5 Stelle – ha scritto Di Maio – anche a questa tornata elettorale si è presentato da solo in tutti i comuni contro coalizioni di decine di liste. Ogni volta è un’impresa titanica. La nostra squadra di 20 – 30 candidati se la deve vedere in campo aperto contro corazzate che schierano centinaia di candidati e contro la logica clientelare che ancora resiste in molte zone d’Italia».

Sconfitta amministrative M5S: le magre vittorie

Poi, Di Maio utilizza nuovamente toni battaglieri quali la definizione delle «logiche clientelari» per descrivere il voto locale, la dinamica delle mancate alleanze e della presenza di tante liste che contrastano il Movimento 5 Stelle che, invece, si presenta sempre da solo. Rivendica con forza i successi dei pentastellati a Crispiano in Puglia, a Ripacandida in Basilicata, a Pantelleria in Sicilia e a Castel Di Lama nelle Marche, consolandosi così per le sonore sconfitte nelle città capoluogo di provincia e con più di 15mila abitanti.

Queste analisi, ovviamente, non stanno in piedi. Il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica a livello nazionale ed è arrivata a contrastare da vicino la coalizione di centro-destra (la somma, cioè, di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia) soltanto lo scorso 4 marzo. Il mancato riscontro nei territori – oltre a essere una costante – è anche la spia di qualcosa di non propriamente positivo all’interno della gestione del Movimento. Il dato ottenuto nel corso di questa tornata elettorale, poi, è peggiore delle aspettative: possibile che l’alleanza con la Lega a livello centrale abbia influito sui meet-up e sulla base pentastellata, che ha fatto altre scelte.

Sconfitta amministrative M5S, dito puntato contro i media

«Ogni volta che ci sono delle elezioni amministrative i media raccontano sempre la solita solfa, che siamo in affanno, che rispetto alle politiche è andata male e che quindi siamo prossimi alla scomparsa – ha detto Di Maio -. È una lettura che continuano a riproporre da 5 anni a questa parte, che si è sempre rivelata falsa e che si rivelerà tale anche questa volta». Questo secondo Di Maio. Ma la verità sembra proprio essere quella che il leader del M5S presenta come una fake news.

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