Ecco la talpa del Movimento 5 Stelle

Qualcuno (come Mario Giarrusso) aveva addirittura urlato al complotto dei servizi segreti. Qualcun altro (come Vito Petrocelli), essendoci di mezzo il programma Le Iene, aveva intravisto dietro all’operazione «la mano del Caimano». Eppure, sembra che nulla di tutto questo abbia il minimo fondamento. Per capire quello che è successo al Movimento 5 Stelle e ai rimborsi dei parlamentari che sarebbe dovuto andare a finire nel fondo per il microcredito delle imprese (che fa capo al Ministero dello Sviluppo Economico) c’è una spiegazione molto semplice. La «talpa» del Movimento 5 Stelle è lo stesso Movimento 5 Stelle.

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SCANDALO RIMBORSI M5S, LA TRASPARENZA DEL MOVIMENTO

La maggior parte dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, infatti, ha avuto modo di pubblicare – in nome della trasparenza – alcuni dati sensibili sul portale tirendiconto.it. E per dati sensibili parliamo di codici IBAN, CRO, numeri di transazione e così via. È bastato dunque un accesso agli atti al fondo per il microcredito (che ha permesso di entrare in possesso delle somme versate dai singoli correntisti senza, ovviamente, il nome e il cognome) e incrociarlo con i dati pubblici del portale del Movimento, dove venivano pubblicate tutte le operazioni di uscita dai conti correnti dei parlamentari.

È un gioco di somme e di sottrazioni, dunque, quello che ha permesso alle recenti inchieste giornalistiche (come, appunto, quella de Le Iene) di entrare in possesso dei dati dei singoli deputati e senatori del Movimento. Non una spy-story da volti oscurati: al contrario, una operazione agile e snella, servita su un piatto d’argento dalle stesse persone che sono finite nel mirino delle telecamere.

SCANDALO RIMBORSI M5S, NESSUN COMPLOTTO

E noi che avevamo temuto per la nostra sicurezza informatica! Il fondo per il microcredito, infatti, è aperto a qualsiasi cittadino (privato, in associazione o in fondazione) che può effettuare dei versamenti in favore delle piccole e medie imprese. Se fosse stato così semplice risalire all’identità di ognuno (nomi, cognomi e conti bancari), ci sarebbe stato quantomeno un problema di riservatezza che sarebbe andato a coinvolgere lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico.

Invece, a far sollevare tutto questo polverone – paradossalmente – è stata proprio la leggerezza con cui i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno affrontato la questione. Alcuni di loro, in un secondo momento, hanno oscurato i loro dati personali, ma ciò non è avvenuto specialmente per i primi bonifici (quelli effettuati nei primi mesi del mandato, da marzo 2013). Alla fine, però, le mele marce sono venute a galla. In qualche modo, quindi, l’operazione trasparenza del M5S è riuscita. Peccato che – con tutti questi dati a disposizione – ad accorgersene per primi siano stati «gli altri».

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