Perché il problema degli sbarchi di migranti è ancora irrisolto

20/02/2018 di Redazione

Negli ultimi mesi il calo del numero degli sbarchi di migranti sulle nostre coste viene sbandierato dal governo come una prova del successo della propria politica sull’immigrazione. Ma la realtà sembra essere diversa. L’ultima relazione annuale al Parlamento sull’attività dell’intelligence, relativa al 2017, presentata stamattina, spiega, conferma, che l’inversione di tendenza non può essere considerata definitiva e che, quindi, gli arrivi in Italia dalla Libia potrebbero ripartire con maggiore frequenza.

L’intelligence: il calo del numero di sbarchi di migranti non è definitivo

Le cause indicate dagli 007 sono in particolare quattro. L’elevato numero di migranti, la fragilità del quadro di sicurezza, l’assenza di controlli in un area a dominata anche da aggregazioni tribali coinvolte nel traffico di uomini, e l’elevato livello di corruzione:

A conferma della connessione “genetica” che lega l’attivismo criminale in campo migratorio alla fragilità istituzionale dei contesti che fungono da snodi e bacini di raccolta per i flussi intracontinentali, anche nel 2017 la rotta del Mediterraneo centrale con origine dalle coste libiche ha rappresentato la direttrice principale dei movimenti migratori verso l’Italia. Dopo i picchi negli arrivi via mare dei primi mesi dell’anno e a seguito delle iniziative assunte dal Governo anche per favorire una crescita del ruolo delle istituzioni locali, il secondo semestre dell’anno ha fatto registrare una netta diminuzione percentuale dei flussi provenienti dalla Libia: principalmente quale risultato dell’azione delle Autorità libiche nel contrasto alle attività delle reti di trafficanti e degli effetti, in chiave dissuasiva, della costituzione di una zona Search&Rescue (SAR) libica. Si tratta di una flessione che non può dirsi indicativa di una definitiva inversione di tendenza. Tutto ciò non solo in considerazione della resilienza e della flessibilità di network criminali ramificati e regionali (impegnati a ridefinire itinerari e modus operandi anche con il ricorso alla comunicazione digitale e on-line), ma anche in ragione del permanere di profili di criticità che potrebbero contribuire ad una ripresa su larga scala delle partenze alla volta del nostro Paese. Da sottolineare, infatti: la presenza, in Libia, di una quantità rilevante di migranti (l’OIM ne ha registrati oltre 600mila); la fragilità perdurante di quel quadro di sicurezza, tuttora segnato dall’attivismo di numerose milizie in costante competizione per status e prebende; l’assenza di controlli efficaci in ampie aree della regione sahelo-sahariana, dominio di locali aggregazioni su base tribale spesso coinvolte, direttamente o indirettamente, nel traffico migratorio; infine il grado elevato di corruzione e la scarsa motivazione in enti preposti alla lotta al fenomeno in Paesi di origine e transito dei flussi.

Stando ai dati del Ministero dell’Interno a gennaio 2018 sono sbarcate sulle nostre coste 4.182 migranti rispetto ai 4.468 dello stesso mese del 2017 e ai 5.273 del 2016. Dal primo al 20 febbraio 2018, invece, sono arrivati 1.032 migranti, rispetto agli 8.971 dello stesso periodo dell’anno precedente e ai 3.828 di due anni prima.

(Foto: ANSA / Guardia Costiera)

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