#saveyourinternet: anche i debunker di Butac e Puente si fermano come Wiki Italia

La parola d’ordine è #saveyourinternet. Così come Wikipedia ha deciso di chiudere i battenti, fino al 5 luglio, il noto sito di debunking Butac. Il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo in seduta plenaria deciderà se accelerare l’approvazione della direttiva sul copyright. Si tratta di una direttiva molto controversa che, anziché facilitare una armonizzazione del diritto d’autore fra gli stati membri non tiene conto del mondo on line e favorisce i grandi editori a discapito dei piccoli. Gli articoli criticati anche da accademici e informatici (come il creatore del web Tim Berners-Lee) sono l’11 e il 13. Alla protesta si è anche aggiunto il debunker David Puente.

LEGGI ANCHE > Wikipedia Italia oggi non sarà consultabile: la protesta contro la legge sul copyright

L’articolo 11 obbliga le piattaforme online che pubblicano link o snippet a pubblicazioni di carattere giornalistico di avere una licenza rilasciata dal detentore dei diritti. Addio quindi alle brevi rassegne stampa on line. In virtù del successivo articolo 12, il detentore può “reclamare una quota del compenso previsto per gli utilizzi dell’opera”, come per esempio avviene per la link tax spagnola.

Google o Facebook però potrebbero decidere di non pagare il compenso per determinati siti o articoli, diminuendo la visibilità di alcuni siti, ad esempio. Poniamo però il caso di un sito di debunking come Butac. «Se non posso liberamente sfruttare piccole parti di testo per farvi capire a cosa sto facendo riferimento – spiega Michelangelo, debunker e fondatore del sito – tutto il lavoro che facciamo diventa automaticamente impossibile, specie per chi agisce in forma volontari senza entrate economiche che gli permettano di pagare le tariffe che verrebbero richieste».

Non è così che si proteggono realtà editoriali a discapito di aggregatori e realtà come Google News. Perché questa direttiva (che poi dovrebbe esser recepita dal paese membro e noi abbiamo già un governo contrario) rischia di minare realtà molto più piccole. Realtà che non copincollano interi articoli ma citano per spiegare meglio fake news e disinformazione.

 

Share this article