Ma quelli che stanno attaccando Saverio Raimondo sanno chi era Luttazzi?
L'attore ha fatto un monologo sulla body positivity ed è stato attaccato per le sue battute sulla masturbazione
06/10/2022 di Gianmichele Laino
Chiedi cos’era la satira. Chiedilo e poi non stupirti se la risposta non soddisfa i tuoi standard. Nella serata del 4 ottobre è andato in onda il monologo di Saverio Raimondo sulla body positivity, durante il programma Le Iene. Ora, al di là del fatto che lo scoppio ritardato che a volte accompagna spesso le discussioni via social network ci ha portato a parlare di questa cosa dopo oltre 24 ore rispetto all’evento mandato in onda, si è innescato un dibattito tutto indignato a proposito delle parole utilizzate dall’attore per parlare di questa tematica. In modo particolare, è stato chiamato in causa il riferimento alla masturbazione maschile di fronte ai cosiddetti corpi non conformi.
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Perché tutti stanno criticando Saverio Raimondo e il suo monologo sulla body positivity
Qui c’è sicuramente il passaggio maggiormente preso di mira sui social network e che ha fatto andare il nome dell’attore in tendenza su tutti i social network, da TikTok passando per Instagram, fino ad arrivare a Twitter:
Ieri sera a Le Iene è andato in onda questo schifo. Sono sconvolta pic.twitter.com/mKGmzWIYze
— Alice 🎈 (@dobrevsunicorns) October 5, 2022
Qui, invece, il suo monologo integrale.
La parte su Emma Marrone e Vanessa Incontrada si colloca esattamente a metà di un monologo di tre minuti che era partito con l’autoironia sulla sua altezza e sulla sua voce ed è finito con la satira a quei maschi eterosessuali che si basano sul concetto “basta che respiri” per confrontarsi con la sfera femminile. Il monologo di Saverio Raimondo è un riferimento socialmente rilevante a tutte quelle tematiche definite “politicamente corrette”.
Il fatto che non si sia compreso l’effetto satirico, che punta evidentemente a mettere nel mirino il classico Maschio Basic Etero Bianco (che si arroga sia il diritto di criticare i corpi non convenzionali, salvo poi attuare la logica – che abbiamo citato in precedenza – del “basta che respiri”) davvero pone un serio problema, che si alimenta soprattutto sui social network, di cultura della satira in Italia. E della sua comprensione.
È evidente che i programmi che si sono susseguiti nel tempo, che hanno spesso fatto leva sull’ironia più becera spacciandola – quella sì, quella si poteva definire così, secondo il pubblico che alimenta i thread dei social – per politicamente scorretta, hanno di molto fatto abbassare il concetto della vera satira della stand-up comedy. Di quel modo di far ridere passando per la frase greve che, però, allo stesso tempo è proiezione di un comportamento che viene fortemente criticato. Insomma, la satira di Daniele Luttazzi che – per anni – è stato considerato un assoluto genio del settore (prima del decreto bulgaro e della sua estromissione dalla Rai), che aveva popolato i programmi di approfondimento più celebri del servizio pubblico e la cui estromissione dagli schermi era stata censurata come “ingerenza inammissibile” da una relazione del Parlamento europeo.
Oggi, in un mondo che si appiattisce sempre di più sui linguaggi, davvero la prospettiva di riproporre qualcosa del genere sembra essere stroncata sul nascere. Dall’ennesima polemica sui social.
NB: L’articolo contiene delle opinioni personali del suo estensore