Il Procuratore antimafia De Raho si schiera dalla parte di Sandro Ruotolo

03/02/2019 di Enzo Boldi

La revoca della scorta a Sandro Ruotolo, il giornalista che ha raccontato e denunciato molti gravi fatti di cronaca legati alla Camorra, continua a far discutere. La decisione dello stop da parte dell’Ufficio centrale interforze ha provocato numerose reazioni per la delicatezza della sospensione del provvedimento e dei rischi che ora il cronista rischia di correre dopo le minacce – già ricevute in passato – dei clan camorristi che da anni lo hanno messo nel mirino. Una scelta che è stata criticata anche dal Procuratore Nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho.

La revoca della scorta al cronista Sandro Ruotolo «deriva evidentemente da valutazioni che gli organismi, ai quali compete, esprimono – spiega il Procuratore antimafia De Raho a margine della conferenza ‘Contromafiecorruzione’ in corso a Trieste -. Sono del parere che i soggetti a rischio vanno sempre protetti. Di volta in volta i parametri sono quelli anche della maggiore visibilità, del tipo di inchieste, di tutto ciò che si esprime nell’ambito di un’attività lavorativa giornalistica».

La revoca della scorta a Sandro Ruotolo

Dettagli che sembrano essere sfuggiti a chi ha deciso di non rinnovare il servizio di scorta a Sandro Ruotolo, minacciato più volte dal clan dei Casalesi legato a Michele Zagaria dopo le sue inchieste sui traffici e gli affari loschi della Camorra a Napoli e dintorni. «È evidente – ha proseguito il Procuratore Nazionale antimafia – che lo Stato si trova ad affrontare tantissime problematiche proprio in ordine al rischio delle persone. È anche evidente, però, che il diritto alla sicurezza non deve mai ridurre la sicurezza dei diritti».

Il caso Borrometi raccontato da De Raho

De Raho ha poi ricordato un incontro avvenuto in passato con Paolo Borrometi, un giornalista siciliano minacciato dal boss Gianbattista Ventura – reggente del clan ‘Carbonaro-Dominante’ di Vittoria, in provincia di Ragusa – presente anche lui all’evento di Trieste. «Ha raccontato tanti episodi che sono avvenuti in suo danno – ha spiegato il Procuratore -. Questo perché non si è intervenuti in tempo. Però si è potuto salvare la sua vita perché una scorta gli è stata data e gli è stata mantenuta. Questo senza voler creare polemiche, spettano ad altri organismi».

(foto di copertina: ANSA/CESARE ABBATE)

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