Il giocatore espulso perché si chiama Watt

«Come ti chiami?» «Watt». «Come?» «Watt». «Mi prendi in giro?» «Watt». Espulso. Alla base di questa assurda decisione arbitrale c’è un misunderstanding e un punto debole della lingua inglese: l’omofonia. L’arbitro Deam Hulme, nel corso del match di sesta divisione inglese dell’Hemel Hempstead, voleva ammonire il calciatore Sanchez Watt e, nel farlo, gli ha chiesto il cognome. Peccato che «Watt» sia molto simile nella pronuncia a «What», cosa.

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SANCHEZ WATT ESPULSO PER UN MALINTESO

Il fischietto, a quel punto, credendo che il calciatore lo stesse prendendo in giro, ha estratto per la seconda volta il giallo, mandando direttamente il giocatore negli spogliatoi. L’episodio è stato raccontato su Twitter da un giornalista sportivo britannico ed è stato riproposto ai suoi followers anche dallo stesso calciatore, che ha così reso pubblica la storia.

SANCHEZ WATT, LA DECISIONE ANNULLATA

Quando il calciatore si è reso conto di quello che stava succedendo in campo, si è allontanato dall’arbitro gridando a tutto volume: «Non puoi espellermi per averti detto il mio nome!». La scena grottesca è stata risolta dal capitano dell’Hemel Hempstead, che – avvicinandosi al direttore di gara – gli ha spiegato l’equivoco. A quel punto, l’arbitro è tornato sui suoi passi e ha annullato la decisione, consentendo la ripresa del gioco anche allo stesso Watt. Che, tra l’altro, si è anche consolato segnando un gol nel 2-0 finale che ha permesso alla sua squadra di portarsi a casa i tre punti.

Altro che Var, insomma. Qui servirebbe Amplifon.

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