San Donato Milanese, il titolo de Il Giornale: «Terrorismo buonista»

La stampa ideologicamente schierata a destra punta a enfatizzare alcuni aspetti del tentativo di strage di San Donato Milanese. Un esempio su tutti è il titolo fatto dal quotidiano Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti. In prima pagina si legge «Terrorismo buonista», facendo riferimento alla frase del responsabile del gesto criminoso, l’italiano di origini senegalesi Ousseynou Sy, che avrebbe voluto vendicare le morti dei bambini nel mar Mediterraneo.

San Donato Milanese, i titoli dei giornali di destra

Ma non mancano altri esempi. Libero, ad esempio, dimentica che la cittadinanza dell’autista dell’autobus è italiana e si lancia in un «Senegalese emulo di Erode voleva bruciare i bambini». Sulla stessa linea anche il quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro che, per la sua prima pagina, sceglie il titolo: «Il bello dell’accoglienza: senegalese cerca di bruciare vivi 51 ragazzini».

Ora, è opportuno quantomeno fare delle riflessioni. Il gesto di San Donato Milanese, lo dice la procura di Milano, potrebbe essere ulteriormente macchiato dall’aggravante di terrorismo. Sia per la frase pronunciata da Ousseynou Sy («Non ce la faccio più, morirete tutti: basta bambini morti nel Mediterraneo»), sia dall’intenzione di causare paura nell’opinione pubblica. Ma attaccare la politica dell’accoglienza dei migranti sulla base di un gesto isolato di un folle – che, alle prime indagini, non sembra aver alcun collegamento con il terrore organizzato e radicalizzato dell’Isis – è un’operazione davvero di bassa leva.

L’autore della tentata strage di San Donato Milanese è italiano

Si sfrutta il tentativo di strage, sventato dal pronto intervento delle forze dell’ordine e dal coraggio di ragazzini sempre più svegli e pronti alle cose brutte del mondo, per diffondere ancor di più l’immagine dell’«errore dei buonisti», dell’accoglienza che non funziona e dell’integrazione impossibile.

Ousseynou Sy è italiano a tutti gli effetti. Sembra un artificio retorico insistere sull’aggettivo «senegalese» ogni volta che lo si presenta al pubblico. Ha cittadinanza italiana, aveva una moglie italiana, lavorava per un’azienda italiana. Il perché stesse su uno scuolabus – con la fedina penale sporca, macchiata da episodi di violenza e di alcolismo – dovranno accertarlo gli organi competenti. Ma se qualcuno avesse fatto rispettare le regole minime e le precauzioni che si prendono in casi come questo, tutto ciò non sarebbe successo.

Inutile, dunque, accanirsi a favore dell’idea che far morire persone in mare sia opportuno, perché altrimenti succedono questi episodi qui. È una visione faziosa. Ed è anche inopportuna.

FOTO: ANSA/CARABINIERI

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