Salvini: «I morti nel Mediterraneo? Colpa delle Ong»
20/01/2019 di Enzo Boldi
Un numero che fa rabbrividire. Circa 170 persone hanno perso la vita a largo della Libia nel tentativo di fuggire dalle guerre e dalla povertà dei loro Paesi. Ancora non si conoscono i luoghi di provenienza di tutte le vittime, ma si sa solo che tra di loro c’erano almeno 10 donne e due bambini. Tutti partiti alla ricerca di una vita migliore a bordo di barche di fortuna o gommoni sgonfi, defraudati da trafficanti di esseri umani e di vite umane. Su questo il ministro dell’Interno Salvini ha ragione, ma poi – ebbro della sua battaglia contro le Ong – riesce a rivoltare anche una ovvietà trasformando un atto d’accusa legittimo in una solita campagna elettorale in divisa. Parole che hanno stancato, soprattutto davanti alla morte di circa 170 vite.
Perché non si tratta di migranti, che comincia a essere un’etichetta elettorale da usare in qualunque video su Facebook, qualsiasi intervento davanti a una telecamera. Si tratta di vite umane che hanno la stessa dignità di chi posta sui social le fotografie dei propri pranzi o il proprio faccione tronfio in divisa. «I migranti morti? Sarà un caso che da quando le navi Ong sono tornate in mare i trafficanti sono tornati a riempire le barche», dice un impegnatissimo Salvini in un video in diretta su Facebook. Una falsità, dato che basterebbe fare una chiamata a Lampedusa per sapere nel dettaglio quanti esseri umani sono sbarcati nelle ultime settimane, in un flusso continuo che continua da sempre.
Salvini accusa le Ong di provocare i morti in mare
Quasi 170 persone vittime del Mediterraneo in due diversi naufragi, entrambi a largo della Libia. Dei 120 a bordo di un gommone di fortuna, sgonfio e finito ben presto in balia delle onde, solamente tre sono stati tratti in salvo dalla Marina Militare Italiana. Gli altri sono rimasti vittime del gelo e delle acque ghiacciate, morti assiderati o annegati nel giro di qualche ora. Poi l’altro naufragio di un barone con 54 persone a bordo, tutte morte tranne un fortunato. Infine il soccorso da parte della Ong Sea Watch alle persone a bordo di un gommone, sempre a largo della Libia, con buona pace di Salvini.
Sea Watch ne soccorre altri 47
Un soccorso che ha portato al salvataggio di 47 esseri umani, aiutati mentre era in balia delle onde e ora a bordo della nave della Ong tedesca. Adesso, come già accaduto solo qualche settimana fa, si ricomincerà con la tarantella dei porti chiusi – anzi si è già iniziato di nuovo – di molti Paesi, tra cui l’Italia, sempre in prima fila – ormai – quando si tratta di gonfiare il petto e tenere lo sguardo fiero.
(foto di copertina da profilo Twitter – Sea Watch Italia)