La valanga di insulti e le minacce di «forno crematorio» per Mantellini dopo il tweet di Salvini

Ieri Matteo Salvini ha ricondiviso il tweet di Massimo Mantellini chiamandolo esperto “intellettuale” – un’intellettuale virgolettato che ben poco lascia spazio all’immaginazione – accusandolo di odio in rete. «Ma vi rendete conto?», tuona il premier della Lega per fomentare gli animi dei suoi followers. Il testo del tweet in questione: «La dico piano: chiudiamo i lombardi in Lombardia. Almeno per questa estate». Massimo Mantellini ha deciso di rispondere tramite il suo blog all’accusa di Salvini.

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Salvini accusa Mantellini di odio in rete

Non lo dice apertamente ma lo lascia intendere molto chiaramente. Alle basi della comunicazione di Salvini e dei politici come lui ci sono tante tecniche e fomentare i propri follower contro gli “intellettualoni” – solitamente associati alla sinistra – è una delle preferite dello staff di comunicazione del leader della Lega. Non tarda ad arrivare la risposta di Mantellini, che sul suo blog decide di spiegare il senso del tweet e di rispondere a Salvini.

Il significato del tweet

La riflessione di Mantellini comincia così: «Questo mio tweet di ieri sera ha scatenato un putiferio. Ora io mi annoio anche al solo pensiero di doverlo spiegare, esattamente come ci si annoia quando si è costretti a spiegare una battuta, magari sottintendendo che gli altri non l’hanno capita per colpa loro e non per colpa nostra». Il membro della task force prova poi a spiegare il senso delle sue parole e il contesto di quanto affermato: «In realtà questo tweet non è venuto particolarmente male, esprime esattamente il mio pensiero di quel momento. Ha però un problema, oggettivo e molto evidente. Come moltissimi tweet delle persone che come me da sempre utilizzano Twitter come un canale sentimentale e non come uno strumento di personal branding, ha bisogno di un contesto. Lette fuori dal loro contesto quelle stesse parole potranno assumere i significati più bizzarri. Il contesto, in questo caso, riguarda i dati appena pubblicati ieri sul numero di nuovi casi di coronavirus in Italia (dei quali l’80% in Lombardia) e anche, pur se in misura minore, la mia storia personale. Quello che scrivo di solito, anche solo su Twitter, le cose che mi interessano e quelle che detesto».

Mantellini sulla politica di Salvini

Mantellini fa anche una riflessione su come le sue parole possano essere diventate un caso nazionale. Alla base ci sono due motivazioni: una è legata ai social, l’altra «è l’utilizzo intenzionale malevolo e politico delle parole in rete». Da qui si apre la riflessione sull’utilizzo che Salvini – e i politici come lui – ha scelto di fare della comunicazione politica:

Questo è forse l’aspetto più interessante perché è il lavoro comunicativo quotidiano della peggiore politica, non solo in Italia. Nel caso di quel tweet, ripreso da tutta la stampa di destra e da Matteo Salvini (con molte mie foto esposte perché così usualmente si fa con i bersagli da indicare), e poi dall’Ansa e poi da tutti i media, trasformando come avviene usualmente il nulla in una notizia, l’appiglio per scatenare grandi indignazioni riguarda il fatto che io faccia parte di una commissione del Governo sull’odio online. Un aggancio fantastico per certi comunicatori abituati a rimestare in barili ben più maleodoranti, che si ritrovano per le mani un piccolo proiettile nel quale io divento immediatamente “l’Uomo di Conte” da licenziare per manifesta incapacità a non odiare i lombardi. […] Se deciderete di fare la fatica di provare a comprendere il contesto, magari chiedendomi di specificarlo meglio quando sarà necessario (perché sarà necessario non sono molto sveglio), sarete i benvenuti. Se invece rimarrete innamorati dei vostri pregiudizi, pazienza. Internet è grande e sarà sufficiente non incontrarci. Oggi – a margine – ho bloccato qualche decina di persone che mi ha minacciato in vari modi, compreso con l’utilizzo del forno crematorio. Sui metodi comunicativi di Salvini e i suoi sodali non c’è invece molto da dire: nulla che che non sapessimo già su quanto possa essere aggressiva e divisiva la comunicazione politica dei peggiori.

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