Nel giro di due tweet, Salvini augura la guarigione a Lamorgese e poi chiede le sue dimissioni

Categorie: Attualità

Le parole del leader della Lega dopo la positività del ministro dell'Interno

C’è una cosa che non è mai mancata a Matteo Salvini, come ha ricordato anche Corrado Augias qualche giorno fa a Cartabianca. Ed è quella capacità di saltare da un punto all’altro del discorso, anche nell’ambito dello stesso contesto. È successo anche sull’asse Salvini-Lamorgese, nella serata di ieri. Il ministro dell’Interno è risultata positiva al coronavirus, venendo a conoscenza di ciò mentre era in corso il consiglio dei ministri sul Recovery Fund, che per questo motivo è stato sospeso alle 17.30. Matteo Salvini non ha saputo, nemmeno in questa circostanza, anteporre la vicenda umana alla questione politica.



LEGGI ANCHE > Lamorgese, con dati ufficiali, fa l’elenco delle bufale di Salvini sui migranti

Salvini-Lamorgese, prima le fa gli auguri di guarigione e poi chiede le sue dimissioni

O meglio, ci ha provato. Ma nel giro di due tweet consecutivi era già cambiato tutto. «Auguri di pronta guarigione al ministro Lamorgese. Una volta guarita, che è la cosa più importante, bisognerà chiarire se sia vero – come scrivono alcune fonti – che abbia disubbidito alle disposizioni del suo stesso governo». Questo è il contenuto del primo tweet, che già lasciava presagire un passaggio ancor più duro nel tweet successivo: «Andando in Consiglio dei Ministri senza attendere il risultato del test, mettendo a rischio la salute di altri. Il ministro che controlla e multa gli italiani che violano le regole non può essere la prima a non rispettarle: in tal caso le dimissioni sarebbero dovute».



Prima fa gli auguri di pronta guarigione, ma nella stessa frase ci mette anche una richiesta di dimissioni. Davvero un equilibrismo politico degno di nota. Impressionante, come direbbe Augias. Ti faccio gli auguri ma. Dove in quel ma c’è tutta la differenza del mondo tra un saluto sincero e uno di semplice opportunità. L’opportunità, tra l’altro, di attaccare il ministro dell’Interno che – da qualche tempo, soprattutto dopo la modifica dei decreti sicurezza, vera bandiera dell’esperienza leghista al governo – è diventata una sorta di ossessione per chi, fino ad agosto 2019, rivestiva il suo stesso incarico.