Perché Salvini ce l’ha così tanto con il pm Patronaggio?

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Dal processo sulla Diciotti alla bufala dell'amicizia con Renzi, fino ai sei migranti assunti in Procura

Il caso Sea Watch, concluso con lo sbarco dei 47 migranti rimasti a bordo e con il sequestro della nave della Ong, ha messo in evidenza un duello a distanza tra il ministro dell’Interno e il pubblico ministero di Agrigento che ha dato il via libera all’attracco dell’imbarcazione, facendo scendere le persone che vi erano sopra. Il tutto, secondo quanto spiegato anche dall’Anm, è avvenuto secondo norma di legge: per provvedere al sequestro di una nave, occorre farla arrivare in un porto e far sbarcare tutti. La mossa del magistrato ha, però, messo in evidenza la battaglia di Matteo Salvini contro Patronaggio. Una scarsa simpatia, per usare un eufemismo, che ha affrontato diverse tappe.



La prima è stata l’indagine per sequestro di persona contro il leader della Lega. Il caso è quello, ormai famoso, della nave Diciotti della Marina Militare che soccorse 177 migranti a largo della Libia e fu costretta ad attendere in rada per diversi giorni, prima dello sbarco. Secondo il pm di Agrigento, il ministro avrebbe sequestrato quelle persone (tra cui alcuni minori), non consentendo loro di scendere a terra. La storia di quello che doveva essere un processo al ministro la conosciamo tutti: dalle spalle larghe pronto ad andare a giudizio, alla retromarcia con la richiesta di aiuto prima dalla Giunta per le Immunità al Senato e poi al Parlamento. Un percorso che portò Salvini a non subire mai quel processo per abuso d’ufficio, arresto illegale e sequestro di persona.

Salvini contro Patronaggio, le cause dello scontro

E attorno al caso della Nave Diciotti è nata anche la bufala, condivisa da molti leghisti, che ha acuito ancor di più il dibattito di Salvini contro Patronaggio. Sui social – come spesso capita e come è stato certificato anche da notizie recenti, come la chiusura di alcune pagine vicine anche al Carroccio per diffusione di fake news a sfondo elettorale -, all’indomani dell’annuncio delle indagini contro il ministro dell’Interno, venne diffusa una foto che mostrava un giovane Luigi Patronaggio in posa con sullo sfondo la bandiera di Rifondazione Comunista. Ovviamente era una bufala, perché la personata immortalata in quello scatto era Said Chaibi, già consigliere comunale in provincia di Treviso e candidato sindaco alle ultime elezioni della stessa città con la lista Sinistra Per Treviso.



Le due bufale sul pm

La vicenda proseguì con un’altra bufala: l’amicizia testimoniata e certificata di Luigi Patronaggio con Matteo Renzi. La fake news, diffusa sempre in quel periodo (intorno all’ultima settimana di agosto) si basava su una fotografia dell’ex premier nella stessa stanza del pm di Agrigento. E subito si gridò allo scandalo, parlando di intromissioni politiche che motivavano la decisione di procedere contro Matteo Salvini. L’immagine che ha dato vita alla bufala è questa.



In realtà – e ci voleva pochissimo per effettuare un controllo – Matteo Renzi non era lì in quanto amico di Patronaggio, ma per una visita istituzionale alla Procura di Agrigento che risaliva al dicembre del 2017. Il viaggio in Sicilia, in compagnia dell’ex ministro della Giustizia Orlando, era per visitare la ‘Stanza della memoria’, lo studio dove lavorò per 10 anni il giudice Rosario Livatino che lottava contro Cosa Nostra. Nessun amicizia, ma la presenza di un premier con l’ovvia presenza di un pm.

I sei migranti che lavorano nella Procura di Agrigento

Oltre alle bufale, c’è stato un altro evento a rimpolpare la storia di Salvini contro Patronaggio. Si tratta della decisione della Procura di Agrigento che a febbraio ha deciso di dare un’opportunità lavorativa a sei migranti all’interno dei propri uffici. Una collaborazione che ha portato questi sei 19enni a collaborare con i funzionari del tribunale, attraverso un lavoro d’archivio, di spostamento di faldoni e di cancelleria.

(foto di copertina: ANSA/MICHELE NACCARI + ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)