Salvini: «Inutile parlare con Conte di immigrazione, tanto è tutto scritto nel contratto»

24/08/2018 di Enzo Boldi

Nel contratto di Governo siglato da Lega e Movimento 5 Stelle la «lotta all’immigrazione clandestina» è uno dei punti focali dell’alleanza gialloverde, anche se ogni giorno che passa appare più evidente che alcuni esponenti della base grillina – vedi il caso del Presidente della Camera Roberto Fico, del Ministro Danilo Toninelli e di altri deputati «silenziosi» – non siano (più) in linea con quanto deciso dal loro leader politico in fase di trattativa. E dopo quasi tre mesi di matrimonio con vista su Montecitorio appare evidente un aspetto: su rimpatri e sbarchi l’unico a decidere è Matteo Salvini, coadiuvato solamente dalle «pacche sulle spalle» che ogni tanto gli concede Luigi Di Maio.

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Un aspetto involontariamente – ma, forse, neanche tanto – confessato dallo stesso Salvini che, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha spiegato i suoi rapporti con il Premier Giuseppe Conte sui temi che riguardano il suo Ministero. Rispondendo a una domanda sulle voci di «crisi di governo» minacciata durante una telefonata con il Presidente del Consiglio sul caso della nave Diciotti, il leader della Lega ha smentito la notizia sottolineando che «Le uniche telefonate che stiamo facendo sono quelle sull’economia».

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Il Presidente del Consiglio dei Ministri, quindi, non avrebbe voce in capitolo sulle decisioni di un suo Ministero. E il motivo è spiegato dallo stesso titolare del Viminale: «Parlare di immigrazione non ha un gran senso, la posizione è quella e tutti sono d’accordo. È tutto scritto nel contratto di governo». Quindi, i punti presenti nell’accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle non paiono possano essere ridiscussi.

Salvini Conte, gli accordi sono fatti per essere ridiscussi (ma non i suoi)

Lo stesso Salvini – che tra l’altro nella stessa intervista al Corriere della Sera dice che gli accordi (evidentemente non i suoi) all’interno dell’Unione Europea sono fatti per essere modificati -, invece, è stato il primo a voler mettere in discussione alcuni punti di quel famoso contratto di Governo, come il No a Tav e Tap (battaglia del M5S) che secondo il Ministro dell’Interno devono andare avanti, mentre nell’accordo si parla di «ridiscussione integrale».

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Questa presa di posizione mette in evidenza ancor di più che in questo matrimonio tra Lega e Movimento 5 Stelle «a portare i pantaloni» è Matteo Salvini. Un padre-padrone degli anni 2000 che dice la sua su tutto e non accetta pareri sulle questioni del proprio «orticello». Con buona pace di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e della fronda silenziosa – e lasciata indifesa dai propri leader, vedremo ancora per quanto – del Movimento 5 Stelle.

 

(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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