Per Salvini la Cina ha contagiato il mondo e ora deve pagare

Una corsa folle quella della destra italiana e in particolar modo di Salvini. L’obiettivo è sempre lo stesso: incanalare la rabbia popolare per i disagi causati dal Covid-19 verso un obiettivo tangibile. E mentre dagli USA arriva la pesante accusa, da parte di un amministrazione Trump alle prese con una grave crisi di consenso interno, che il virus sia fuoriuscito da un laboratorio di Wuhan e che la Cina abbia tenuto nascosto la portata del contagio al mondo, la destra nostrana non perde certo tempo. ICon i consensi in discesa secondo i sondaggi da quando è cominciata l’emergenza Covid-19, anche il Capitano segue l’onda sinofoba che viene dalla Casa Bianca e attacca la Cina senza mezzi termini, postando l’estratto di un’intervista del TgCom di Gianandrea Gaiani, direttore di “Analisi Difesa”.

Nel video si evoca la possibilità di una guerra commerciale contro la Cina e dell’arresto del progetto della “Via della Seta”, obiettivo di molti sovranisti molto prima del Covid-19. Gaiani insiste inoltre sul fatto che la Cina abbia tenuto nascosto il virus al mondo per molto tempo, favorendone così la diffusione incarcerando (o sopprimendo) chiunque abbia provato a diffondere la verità.

Matteo Salvini si sposta ancora più in là e accusa frontalmente la Cina di aver contagiato mezzo mondo per poi comprare a prezzi stracciati aziende e asset essenziali. Una strategia che, manco a dirla, è stata pensata soprattutto contro l’Italia. Il Covid-19 diventa così, nel pensiero del segretario leghista, un espediente creato per speculare sui beni pubblici italiani. Una tesi ardita alla quale nemmeno i falchi dell’amministrazione Trump arrivano e che tende ad alimentare il razzismo e la sinofobia. Del resto senza un nemico la retorica salviniana soffre enormemente, dati elettorali alla mano e Salvini ha dimostrato più di una volta, di essere pronto a sacrificare tutto sull’altare del consenso. Anche a costo dell’odio sociale e di una potenziale guerra commerciale al tempo della più grave recessione dal dopoguerra.

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