Roberto Calderoli condannato per gli insulti a Cecile Kyenge
14/01/2019 di Gaia Mellone
Durante una festa della Lega Nord di Treviglio, il leghista Roberto Calderoli fece quella che definì poi «una battuta infelice», in cui paragonava l’allora ministro Cecile Kyenge ad una scimmia. Il tribunale di Bergamo ha riconosciuto l’aggravante razzista del commento diffamatorio, e lo ha condannato a un anno e 6 mesi.
Calderoli condannato: «Quando vedo la Kyenge non posso non pensare ad un orango»
Nel luglio 2013, di fronte a più di 1500 persone, dal palco della festa della Lega a Treviglio, Roberto Calderoli disse la frase incriminata contro l’allora ministro dell’Integrazione del governo Letta: «Amo gli animali, orsi e lupi, com’è noto. Ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango». Un insulto gratuito e razzista, per cui venne condannato pesantemente dalla classe politica e dall’opinione pubblica. Il politico lombardo si era poi scusato, ma poco meno di una settimana dopo le sue parole era già stato aperto un procedimento penale a suo carico. Il pubblico ministero Gianluigi Dettori aveva chiesto due anni per il leghista, ma il giudice Antonella Bertoja del tribunale di Bergamo ha sentenziato un anno e sei mesi per il vicepresidente del Senato. Roberto Calderoli non era presente in aula al momento della sentenza, poiché è stato ricoverato nell’ospedale di Padova per alcuni accertamenti. L’ex ministro non si è costituita parte civile e non sono previsti risarcimenti di natura economica.
Cecile Kyenge: «Calderoli condannato, il razzismo la paga cara»
«Abbiamo vinto un’altra volta. Evviva evviva evviva». Cecile Kyenge festeggia su Facebook la condanna di Calderoli. «Anche se si tratta del primo grado di giudizio, e anche se la pena è sospesa, è una sentenza incoraggiante per tutti quelli che si battono contro il razzismo» ha scritto l’ex ministro sulla sua pagina Facebook ufficiale. «Perciò esprimo la mia soddisfazione per questa vicenda: non solo per questioni personali, ma anche perché la decisione del Tribunale di Bergamo conferma che il razzismo si può e si deve combattere per vie legali, oltre che civili, civiche e politiche» ha continuato nel post Cecile Kyenge.
(Credits immagine di copertina ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)