Il Giornale e l’aggressione a Salvini interpretata come «rito voodoo»
Il quotidiano ha riportato l'intervista a un antropologo
11/09/2020 di Gianmichele Laino
Il titolone c’è, l’ampia diffusione anche, così come la condivisione sui social network da parte degli account ufficiali della Lega. Logico, dunque, che la viralità dell’elemento sia tutta lì. E trasmette messaggi chiaramente fuorvianti. Il Giornale oggi ha proposto, tra i suoi contenuti, un’intervista a un antropologo esperto in religioni sincretiche afro-americane, Andrea Bocchi Modrone, in cui si parla del rito voodoo e si applica all’aggressione che Matteo Salvini ha subito da una donna a Pontassieve.
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Rito voodoo nell’aggressione a Salvini, com’è nata questa voce virale sui social
Bisogna fare una premessa: al di là degli schemi giornalistici per cui il titolo è molto sintetico e di impatto, lo studioso di antropologia non ha mai detto che quell’aggressione sia stata un rito voodoo. Anzi, alla fine dell’intervista si lascia andare a questa dichiarazione: «L’ipotesi del rito di magia nera non mi sento di abbandonarla completamente, ma penso più al gesto di un’esaltata in stato alterato».
Inoltre, occorre sottolineare come gli elementi citati dall’antropologo (il fatto che si sia strappata una camicia, il fatto che si sia strappato il rosario, il fatto che siano state lanciate delle maledizioni) possono avere anche un’altra spiegazione. La donna difficilmente avrebbe potuto mirare con decisione e volontariamente a un rosario che Matteo Salvini indossava sotto la camicia. E che, per sua stessa ammissione – nella diretta video su Facebook – era ben nascosto. Dunque, la teoria secondo cui l’antropologo ritiene che la rottura del simbolo religioso sia una sorta di distruzione di un talismano di protezione non sembra avere il crisma della volontarietà. La donna voleva strattonarlo e questo gesto ha comportato lo strappo alla camicia e la rottura dei suoi effetti personali.
Ma ancora crediamo ai riti voodoo?
L’aggressione, poi, è durata talmente poco – circa 7 secondi – che sembra davvero molto difficile che tutti i passaggi previsti dall’antropologo siano stati studiati con attenzione da parte della trentenne. L’altro elemento che viene discusso in merito a possibili coincidenze con questo tipo di pratiche di magia nera è l’origine congolese della donna (che, tra le altre cose, si è laureata in Italia e che è nel nostro Paese da diversi anni, mentre in Congo ci ha trascorso soltanto gli anni della sua infanzia, essendo nata nel 1990), dal momento che nel Paese africano pratiche sciamaniche di questo tipo sono abbastanza diffuse.
Infine, vale appena la pena ricordare che il rituale voodoo, essendo parte di una tradizione ancestrale, non produce effetti che possono essere effettivamente documentati nella realtà, come qualsiasi forma di credenza tradizionale che si basa su forze che non si possono regolare. Un dibattito di questo genere, dunque, è già abbastanza surreale.