Rita Dalla Chiesa chiede, su Twitter, l’estinzione del popolo cinese

Un tweet avventato di quelli destinati a far montare l’odio e fomentare gli animi sui social network. E la protagonista è questa volta Rita Dalla Chiesa. La figlia del generale Dalla Chiesa, conduttrice TV oggi neo-sovranista,  dal suo profilo twitter attacca la Cina arrivando addirittura a ipotizzare l’estinzione del popolo cinese colpevole di allestire ogni anni il discusso festival di Yulin.

Nella manifestazione, di dieci giorni, vengono ogni anni macellati migliaia di cani per scopi alimentari. E la “festa”, secondo l’associazione  Humane Society International, che da anni si batte contro questo orrore, è un invenzione del 2010, quindi non risponde a nessuna tradizione popolare, quanto piuttosto a iniziative di marketing per la regione.  Inoltre, fa sapere l’associazione che: «Migliaia di cani e gatti sono presi da strade o rubati da cortili, vengono rinchiusi in gabbie e stipati su tir, senza cibo e acqua. Molti muoiono per le ferite, soffocamento, disidratazione o infarto prima di raggiungere la loro triste destinazione, il macello».

Gli organizzatori della manifestazione si difendono invece argomentando che mangiare carne di cane, non è differente dal mangiare carne di agnello, bovino o maiale e che tutti gli animali sono uccisi in modo “umano”. Certo, al di là dei giudizi morali sul festival è grottesca la riduzione di un popolo e di una cultura millenaria ad un singolo evento, pur se considerato orribile. Un po’ come giudicare, a seconda dei vostri giudizi morali, tutti gli spagnoli per la pratica della “Corrida”, i tedeschi per l’esperienza nazista, gli italiani per aver esportato la mafia e via dicendo, la lista è lunga. Senza contare che augurarsi l’estinzione di un intero popolo significa evocare esplicitamente un genocidio, come qualche commentatore si spinge a ricordare, in un momento in cui il sentimento anti-cinese è particolarmente acceso.

Ma nel gioco della rabbia costante l’importante è continuare ad accendere fuochi e far salire i toni, senza pensare troppo a dove questa deriva porterà. E quello di disumanizzare il “diverso” è la prima mossa che ha portato ai grandi drammi della nostra civiltà. Ce lo insegna la Storia che, come ricordava Montale, non è “magistra di nulla che ci riguardi”.

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