In Italia i bambini che non usano device per leggere ottengono punteggi migliori, ma negli altri Paesi?

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Letto nella sua interezza, il rapporto PIRLS2021 fornisce una serie di dati sulle abilità di lettura che stimolano riflessioni

Il rapporto nazionale “PIRLS 2021: la comprensione della lettura in quarta primaria” analizza, in 177 pagine, la capacità di lettura degli studenti in quarta elementare ponendo il focus – a partire dai risultati ottenuti – tanto su caratteristiche e contesto familiare degli studenti quanto su caratteristiche delle scuole in relazione a questi risultati. All’inizio del rapporto, tra gli altri dati sull’uso della tecnologia a scuola, emerge una particolare attenzione allo «stare al passo con i progressi della tecnologia e della metodologia della misurazione» e per «rilevare dati che tengano opportunamente conto di come la natura della literacy in lettura evolve nell’era del digitale». I Paesi che hanno partecipato alla rilevazione sono, in tutto, cinquantasei.



L’obiettivo di questa misurazione PIRLS 2021 (indagine che, dal 2001 a questa parte, si è svolta ogni cinque anni) è quantificare il livello di comprensione del testo e di abilità nella lettura a nove anni (in quarta elementare se parliamo del sistema scolastico italiano, appunto). Da quest’ultimo rapporto emergono informazioni importanti – oltre a quella sugli studenti che non usano dispositivi digitali per leggere che ottengono risultati migliori – rispetto al ruolo del digitale quando si parla di lettura tra gli studenti italiani.

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Quanto conta l’uso della tecnologia a scuola in ambito lettura?

Parlando della media internazionale, oltre la metà degli studenti (parliamo del 52%) a nove anni si avvale dell’utilizzo di dispositivi digitali «per trovare e leggere informazioni» dedicando “30 minuti o meno al giorno di scuola” a questa attività. Il punteggio medio ottenuto da questi studenti nella lettura è di 512. Gli studenti che trascorrono “più di 30 minuti al giorno” sui device hanno ottenuto un punteggio inferiore, pari a 502. Quest’ultimo dato è attribuibile, in via teorica, a diversi fattori tra cui lavori di esercitazioni extra, il semplice fatto che fossero più lenti a leggere o un tempo maggiore passato a distrarsi (probabilmente per gli input e le notifiche derivanti dal dispositivo stesso). Gli studenti che non utilizzano nessun tipo di device, invece, hanno ottenuto – a livello internazionale – i risultati medi peggiori: 486 punti.

I dati che hanno dato vita alla notizia comparsa su vari giornali nella giornata di ieri, invece, riguardano in particolar modo il caso italiano. Nel nostro paese l’andamento di rivela differente: gli studenti che non utilizzano dispositivi digitali ottengono il punteggio migliore (548), quello che li utilizzano per 30 minuti o meno tempo si fermano a 531 punti di media e chi li utilizza per più di 30 minuto ha il punteggio più basso: 523. Secondo gli autori dello studio, questa differenza sostanziale del dato andrebbe attribuita al «fatto che in Italia i dispositivi digitali sono utilizzati principalmente come misure compensative, per studenti con difficoltà di apprendimento».



Appare evidente, visti questi diversi risultati a parità di condizioni, che ci sono molti altri fattori da tenere in considerazione in questo tipo di valutazione.