Ringhio per te – L’editoriale di Pedullà
05/04/2018 di Alfredo Pedullà
Ringhio per te, Milan. Firmato: Rino Gattuso. Nel giorno del meritatissimo rinnovo fino al 2021, è giusto evidenziare come il suo arrivo abbia salvato la navicella rossonera, predestinata a fare la fine del Titanic. Il più grande errore di Marco Fassone era stato quello di avallare il rinnovo di Montella, a circa tre milioni di euro a stagione, soltanto perché la voce del popolo spingeva per la conferma. Quando un gruppo dirigenziale è fresco di nomina deve dare una bella spallata al passato, infischiandosene degli umori. Fassone aveva sottovalutato un grosso problema, ma è stato lucido e istintivo – non troppi mesi dopo – a cambiare idea su Gattuso: dopo l’iniziale diffidenza, il via libera per una totale inversione di tendenza. Al posto di quel Montella che aveva bucato su tutto il fronte, rendendo il Milan una squadra normale, banale, orizzontale e tremendamente lenta. A circa tre milioni di euro, l’ingaggio che mediamente spetta ai top (Sarri a Napoli oggi guadagna meno della metà).
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Ringhio per te, Milan. Con una bella risposta a chi, il giorno del suo arrivo, lo aveva etichettato – senza conoscerlo – come un allenatore inadeguato. Quasi da circo. Illustri opinionisti e frequentatori di carri andati in testacoda avevano mormorato: “Il Milan si pentirà di averlo chiamato, molto presto dovrà rivolgersi nuovamente a Montella“. I suonatori di pifferi stanno aumentando in quantità industriale, con la non sottile differenza che quando le cose vanno al contrario, rispetto alle loro scellerate decisioni, si chiudono a tripla mandata in casa ed escono di notte. E così non corrono il rischio di incontrare qualcuno e arrossire di vergogna. Bollare Gattuso ancor prima di vederlo in azione è stato un esercizio volgare oltre che prevenuto. Bisognerebbe prima osservare, poi giudicare. Ma siccome si trattava di un allenatore non appartenente al plotoncino degli sponsorizzati, giù con le picconate. Gli sponsorizzati, nel mondo delle panchine, sono quelli che – vincere o perdere poco conta – godono sempre di giudizi confortanti o confortevoli. Esempio: dopo quattro esoneri a Mihajlovic bisognerebbe dire che forse non è completamente all’altezza, invece la colpa è sempre del presidente o del direttore sportivo di turno. Quasi mai la sua.
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Gattuso ha dato mille risposte, ha oscurato i prevenuti. Prima il Milan camminava così goffo che sembrava una squadra di pensionati. Evidentemente non si era lavorato molto e bene durante l’estate. Prima il Milan non comprendeva la contemporanea presenza di Suso, Bonaventura e Calhanoglu, sembrava una bestemmia. Musacchio lo aveva voluto Montella, come Kalinic: ogni commento lo lasciamo a chi avrà la pazienza di essere lucido e non prevenuto. Con Montella il Milan aveva quasi l’assuefazione alla sconfitta, oggi ha blindato la difesa e fa dell’organizzazione la principale virtù. Manca la controprova, ma è come se ci fosse: se il Milan potesse rigiocare sei o sette partite dell’era precedente a Gattuso, avrebbe quegli otto-dieci punti in più (almeno) che consentirebbero di mettere entrambi i piedi nella zona “Europa che conta”. Ecco perché il rinnovo di Gattuso arriva nel momento strategicamente più importante: chiudere bene la stagione e programmare per tempo il futuro, al netto di tutte le incertezze societarie emerse nell’ultimo periodo.
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(in copertina foto ANSA/CIRO FUSCO)