Renzi attacca Monti con le stesse argomentazioni dei populisti

L’editoriale della discordia è quello di sabato scorso sul Corriere della Sera intitolato le “Opportunità perdute dell’Italia e dell’Europa”. Un testo in cui Monti, rimprovera all’Italia l’incapacità di trattare in Europa e di sedersi al tavolo per cambiare realmente le regole europee. Secondo il Senatore a vita, in sostanza, è inutile chiedere spazi all’Unione per fare altro debito. La battaglia da fare è su altro: puntare sugli squilibri macro-economici tedeschi con gli altri partner europei e chiedere maggiori spazi per investimenti pubblici nel Patto di Stabilità. Istanze da portare avanti con gli altri partner europei, invece, secondo Monti, si è scelto di isolarsi e di chiedere spazi per fare maggior debito. Una strada seguita da questo Governo, ma anche dal precedente, di cui l’ex premier ricorda la misura degli 80 euro in busta paga, elargiti prima delle elezioni europee. Un’accusa che ha mandato su tutte le furie Matteo Renzi che ha prontamente replicato con un tweet al vetriolo.

Quel che stupisce maggiormente è che la “difesa” del Senatore di Rignano sull’Arno non sia sul merito (il ragionamento di Monti può essere confutato a seconda degli orientamenti economici), quanto sul personale. L’ennesimo spazio autoreferenziale dove alla politica si sostituiscono gli stregoni, alle discussioni (anche accese) sulle idee quelle sulle idiosincrasie personali e l’emotività. Una modalità che è forse il dato più desolante della politica di questi anni.

La replica al veleno di Matteo Renzi

Ma la replica di Renzi non si è fermata a un tweet. Con una lettera dal Corriere della Sera, l’ex leader dem è tornato ad attaccare duramente Mario Monti e il suo intervento e anche qui gli attacchi continuano a essere sul personale. Renzi esordisce rimproverando a Monti di aver votato favorevolmente al Def 2019 e non alla riforma costituzionale del 2016, indica il Senatore a vita come uno dei grandi araldi dell’austerità (peccato che il suo governo fosse sostenuto anche dal PD) e dipinge l’Italia come un paese distrutto dai provvedimenti del governo tecnico. Una narrazione che non si discosta troppo da quella leghista o pentastellata. Non manca nemmeno l’attacco personale sulla questione degli 80 euro: «E chiariamo una volta per tutte la questione degli 80 €. Questo provvedimento – decisivo per dieci milioni di persone che hanno un salario medio basso e che da oltre cinque anni ricevono più soldi in busta paga – non è un provvedimento che Monti ama. Capisco sia difficile capirne l`importanza per chi non ha problemi ad arrivare alla fine del mese». Renzi ribadisce inoltre che questi soldi non vengono attinti dalla flessibilità europea. La chiusa è l’ennesima stoccata al “Professore”: Monti avrebbe d’un tratto cominciato a pensare alle “elezioni”, piuttosto che al bene dell’Italia.

E l’intervento di Renzi scatena la replica di molti commentatori. In molti ricordano sui social, il rischio default del 2011, il Quantitative Easing di Draghi e la congiuntura economica sicuramente più favorevole affrontata dal governo Renzi rispetto a quello Monti.

Ma il punto forse non è nemmeno questo. Criticare l’impostazione rigorista montiana, così come i dogmi di Bruxelles e Berlino, può essere quasi doveroso per una forza di centro-sinistra. Continuare a farlo da un punto di vista personale e demagogico, rispetto a un punto ideologico-programmatico, non è sicuramente indice di forza, né di visione politica. E fa inoltre assomigliare l’opposizione, per stile e modalità, all'”odiata” maggioranza a trazione salviniana, malgrado la lettera Indirizzata al Corriere si chiami proprio: “La differenza tra noi, Monti e Salvini”. E il rischio è che, prima o poi, tra l’originale e la sua imitazione, anche gli elettori scelgano l’originale.

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