Remuzzi e l’Italia colpita da tre epidemie diverse
12/06/2020 di Enzo Boldi
Uno stesso virus, ma al tempo stesso diverso. A sostenere questa tesi è Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. In un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, lo scienziato sostiene che l’Italia sia stata letteralmente divisa in tre dall’incidenza del Coronavirus che ha colpito le diverse zone (Nord, Centro e Sud) in modo diametralmente opposto. Merito del distanziamento sociale? Secondo lui questo non c’entra.
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«Una al Nord, una al Centro e l’altra al Sud: abbiamo avuto tre diverse manifestazioni dell’epidemia – ha detto Giuseppe Remuzzi a Il Corriere della Sera -. Non sono il solo ad avere questa opinione: la condivido per esempio con Donato Greco, un grandissimo esperto di epidemie. Quando è stata annunciata la chiusura della Lombardia, molte persone sono partite per il Sud, oltre 800 solo da Milano. Ma nelle regioni meridionali i casi di Covid sono stati estremamente limitati. Come si spiega? Il motivo non può essere ricondotto solo alle pratiche di distanziamento».
Remuzzi e il virus che ha diviso in tre l’Italia
La tesi di Remuzzi, dunque, è che sia stato proprio il virus a essere differente al Nord, al Centro e al Sud. Il minor numero di contagi – e il tasso di letalità inferiore – non sarebbe frutto dalle misure di distanziamento sociale. O, almeno, non solamente a quello. Secondo il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, l’incidenza geografica è stata diversa per motivi che ancora non sono chiari.
Le regole anti-Covid
«Credo che in tutto il Paese l’80% delle persone rispetti le tre regole anti-Covid, le uniche efficaci: lavaggio frequente delle mani, distanza interpersonale di almeno un metro e uso della mascherina. Non possono essere solo questi gli elementi che hanno fatto la differenza. Potrà aiutarci a fare chiarezza la cosiddetta intelligence dell’epidemia che tiene insieme sorveglianza delle malattie, ricerca, esperienza delle precedenti epidemie e raccolta dei dati».
(foto di copertina: da Piazzapulita, La7)