Elezioni 2022, Agcom continua sulla linea dell’autoregolamentazione per disciplinare la par condicio sui social

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C'è una sezione apposita sul regolamento per la par condicio, ma l'autorità è consapevole che possa essere una sfida difficile da sostenere

Qualche giorno fa, come avevamo riportato, Agcom aveva espresso delle forti preoccupazioni per come verrà gestita la campagna elettorale sui social network e sulle piattaforme digitali in generale. In modo particolare, l’autorità garante delle comunicazioni, per bocca del suo presidente Giacomo Lasorella, aveva ritenuto difficile applicare la par condicio ai social network: come si fa, infatti, a commisurare uno spazio uguale o, quantomeno, proporzionale per i partiti e le coalizioni su piattaforme private, dove funzionano le logiche del vil denaro (più investi e più i tuoi post possono raggiungere utenze targettizzate)? Oggi, l’Agcom ha fatto sapere che, all’interno del regolamento sulla par condicio, sarà inserito un paragrafo ad hoc proprio per le piattaforme digitali. Ma la sostenza, rispetto alle ultime elezioni, cambia davvero poco.



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Regolamento sulla par condicio, come si comporteranno i social network

In questo paragrafo si chiede alle piattaforme di intraprendere ogni azione in loro possesso per garantire l’equilibrio nell’informazione e a contrastare la disinformazione. Il paragrafo è stato il frutto di un tavolo tecnico a cui hanno partecipato, in base alla documentazione ufficiale, Google, Facebook e Wikipedia. È evidente che non si tratti degli unici operatori che i politici hanno a disposizione: l’incognita principale, in questa campagna elettorale, sarà il ruolo che giocherà, ad esempio, TikTok nelle dinamiche informative e propagandistiche dei vari schieramenti in lizza per le elezioni del prossimo 25 settembre.



Inoltre, come verrà garantito questo equilibrio informativo e questo contrasto alla disinformazione? Ci sono due parole chiave che sono state utilizzate già in precedenza: procedure di autoregolamentazione e misure delle singole piattaforme contro la diffusione di contenuti non conformi ai principi elencati. Insomma, poco raggio d’azione, poco campo, poca efficacia di penetrazione dell’autorità nelle piattaforme social e nei motori di ricerca.

Nel 2018, nel corso dell’ultima campagna elettorale per le politiche, era stato fatto un discorso analogo: nelle Linee guida per la parità di accesso alle piattaforme online durante la campagna elettorale 2018 si parlava di autoregolamentazione delle piattaforme per poter contrastare fenomeni che avrebbero potuto condizionare il comportamento dei cittadini alle urne. Non ci furono grandi risultati. La sensazione è che, nonostante siano passati 4 anni e nonostante le piattaforme digitali abbiano acquisito sempre maggiore importanza, ancora una volta si arrivi impreparati all’impatto che i new media (neanche più tanto new) avranno sulle elezioni politiche.