Le Regioni chiedono il vaccino obbligatorio anche per i medici

07/01/2018 di Redazione

Le Regioni chiedono di cancellare un controsenso della legge Lorenzin che la scorsa estate ha esteso i vaccini obbligatori per i bambini e i ragazzi iscritti a scuola. Le nuove norme non hanno stabilito un’obbligatorietà di vaccinazione per il personale sanitario, per medici e infermieri. Dunque, in queste settimane si valutano soluzioni per introdurla. Ne parla oggi Repubblica in un articolo a firma di Michele Bocci e Rosario Di Raimondo:

La prima a muoversi in modo concreto è l’Emilia-Romagna. L’assessorato alla salute dice a medici e infermieri che lavorano nei reparti ad alto rischio dei suoi ospedali: o vi vaccinate contro malattie come il morbillo e la varicella oppure sarete trasferiti, perché siete un pericolo per voi e per gli stessi pazienti che avete in cura. L’assessore alle Politiche per la Salute Sergio Venturi ha mandato ai sindacati una lettera con tutte le regole e aspetta una risposta. Dopo aver fatto da apripista l’anno scorso, approvando una legge sui vaccini obbligatori per i bimbi del nido, la Regione si occupa ora delle strutture sanitarie, dove questi strumenti di prevenzione non godono di grande popolarità.
All’accordo guardano anche altre Regioni, pronte a seguire l’esempio emiliano. Tra queste, ad esempio, c’è la Toscana. Il testo preparato da Venturi riguarda i reparti di oncologia, ematologia, trapianti, neonatologia, ostetricia, pediatria, malattie infettive, pronto soccorso e rianimazione.

Le Regioni si organizzano per il vaccino obbligatorio per medici e infermieri

Il vaccino obbligatorio potrebbe dunque interessare decine di migliaia di addetti in ogni Regione. Secondo una stima che medici e infermieri vaccinati con il quadrivalente siano il 15% del totale. A provare a convincere il personale sanitario a vaccinarsi ci sarebbero anche altre regioni. Come il Lazio, che ha fatto raccomandazioni alle aziende sanitarie affinché invitino a sottoporti alle immunizzazioni gratuite. La Lombardia ha anche chiesto un monitoraggio delle coperture nei reparti a rischio, dove secondo i primi dati sarebbero in aumento. Il Piemonte segue la linea dell’Emilia Romagna. L’assessore alla Salute Antonino Saitta sostiene che va apprezzata l’organizzazione delle Regioni ma che la «strada maestra» resta «quella di arrivare a un provvedimento nazionale».

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit: ANSA / CESARE ABBATE)

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