Reddito di Cittadinanza: ecco come cambierà nel 2020

Dopo le polemiche, provenienti certo da destra, ma anche in maniera più insolita da sinistra, il cosiddetto reddito di cittadinanza, vero e proprio cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle, cambia natura. Chi lo percepisce potrà infatti, da quest’anno, essere chiamato a svolgere lavori di pubblica utilità, se predisposti dai Comuni di residenza. Tra i compiti che i disoccupati potrebbero essere chiamati a effettuare ci sono, tra gli altri, la manutenzione del verde pubblico, l’assistenza domiciliare agli anziani.

Il decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 8 gennaio, parla a questo proposito di attività non retribuite “in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni”.  I comuni potranno chiedere agli interessati un impegno che va dalle 8 alle 16 ore settimanali: chi  rifiuta di assolvere i compiti assegnatigli perderà il diritto a percepire il reddito di cittadinanza. Il decreto incoraggia i comuni a coinvolgere enti del Terzo Settore, mentre non sarà ovviamente possibile il coinvolgimento dei privati, dato che i Progetti di Pubblica Utilità (PUC) non rappresentano un rapporto di lavoro. Per la stessa ragione i beneficiari non potranno svolgere attività in sostituzione dei dipendenti dell’ente pubblico predisposto, né svolgere attività che le amministrazioni hanno già assegnato, con gare di appalto, a enti terzi.

Esclusi dall’obbligo di svolgere queste attività ci sono invece: disabili, persone che si trovano in condizioni “non idonee” al lavoro (comprese le donne in gravidanza), persone che svolgono tirocini, che lavorano già più di 2o ore settimanali o che sono impegnati in corsi di formazione. I campi in cui potranno essere invece impiegati questi lavoratori sono i più svariati: si va dalla tutela ambientale all’ambito artistico, da quelle educativo-scolastico, alla tutela dei beni comuni. È presto però forse per dire se queste misure funzioneranno o se verranno usati dalle amministrazioni per risparmiare, scaricando così i costi della gestione dell’amministrazione pubblica su risorse praticamente a costo zero.  L’impressione è che l’operazione sia una mossa per mettere a riparo il Reddito dalle numerose critiche che gli sono state riservate, anche dagli attuali compagni di Governo del Movimento Cinquestelle, cercando di miscelare principi e paradigmaticità. I prossimi mesi ci diranno se questo cocktail darà i frutti sperati.

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