Cos’è il reddito di cittadinanza

15/11/2018 di Redazione

Il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno al reddito destinata a tutti i cittadini che hanno un reddito inferiore alla soglia di rischio di povertà. In Italia non è mai entrato in vigore. Si tratta tuttavia di una delle principali proposte economiche avanzate dal Movimento 5 Stelle negli ultimi anni, inserita anche nel contratto di programma sottoscritto con la Lega pochi giorni prima della nascita del governo Conte.

Reddito di cittadinanza, cos’è

La definizione di reddito di cittadinanza non è semplice. L’espressione può avere diversi significati. In teoria per reddito di cittadinanza s’intende un reddito di base, e non una misura di sostegno al reddito, che viene erogato a tutti i cittadini di un paese o di una regione senza tener conto della loro condizione lavorativa, del loro patrimonio, del loro tenore di vita o di qualsiasi altro fattore. Quello proposto dal M5S e dalla maggioranza di governo invece è un assegno che dovrebbe essere destinato, concesso e mantenuto, a condizioni specifiche, a chi guadagna troppo poco o non ha un lavoro. Sarebbe più opportuno dunque parlare di reddito minimo garantito o indennità di disoccupazione.

L’importo

L’iniziale proposta del reddito di cittadinanza era contenuta in un disegno di legge presentato al Senato ad ottobre 2013 e firmato da 50 senatori M5S. Nella legislatura in corso non è stata ancora depositata alcuna proposta in Parlamento, ma della misura si parla nel contratto di governo in maniera piuttosto dettagliata. Il reddito di cittadinanza rappresenta anche uno dei punti principali della prima manovra finanziaria Lega-M5S che la maggioranza dovrà approvare entro fine anno. Entro fine 2018 dovrebbe poi arrivare, secondo quanto dichiarato dal Movimento 5 Stelle, un apposito provvedimento normativo per il via libera definitivo.

In base al testo del vecchio ddl, tuttora disponibile online, il reddito deve garantire a chi ne beneficia, se single, il raggiungimento, anche tramite integrazione, di un reddito annuo netto calcolato secondo l’indicatore ufficiale di povertà dell’Unione Europea, che per il 2014 è stato quantificato in 9.360 euro, ovvero 780 euro al mese. L’importo non è dunque irrisorio e aumenta se la famiglia ha più componenti. In questo caso i 780 euro mensili vengono commisurati secondo una scala di equivalenza Ocse.

 

reddito di cittadinanza
(Tabella allegata al disegno di legge del M5S per il reddito di cittadinanza)

 

Una tabella allegata al disegno di legge indica un ammontare fino a 1.170 euro per i nuclei familiari di due persone, fino a 1.560 euro se i componenti della famiglia sono tre, fino a 1.950 euro per le famiglie composte da quattro persone, fino a 2.340 euro per i nuclei di cinque persone e così via.

Nelle ultime settimane è stato chiarito che l’importo pieno, ad esempio di 780 euro al mese, sarà destinato ad una persona che paga un affitto e ha un Isee pari a zero. Se il beneficiario è un proprietario di casa l’importo dovrebbe ridursi. Chi ha vive in una casa di proprietà e ha un Isee basso dovrebbe prendere al massimo intorno a 500 euro. Il sussidio sarà un’integrazione degli importi percepiti sino ad arrivare alla soglia di 780 euro al mese o alle altre stabilite per i nuclei familiari. Ad esempio chi guadagna 400 euro al mese potrà percepire non più di 380 euro.

I beneficiari

Come detto, il reddito di cittadinanza proposto dal M5S non è destinato a tutti indistintamente. È necessario essere maggiorenni ed essere disoccupati o avere un reddito da lavoro estremamente basso. Si stimava inizialmente di una platea di circa 9 milioni di persone. Questo dato è stato poi rivisto al ribasso. L’obiettivo dichiarato dei vertici M5S è quello di aiutare almeno 5 milioni di persone, quelle che vivono sotto la soglia di povertà. Tutto sarà chiaro con l’arrivo in Parlamento del testo per introdurre la misura. Stando a quanto dichiarato finora l’assegno dovrebbe essere riservato alle persone o famiglie con Isee fino a 9.360 euro.

Questo dato ha sollevato alcune critiche alla proposta, visto che considerando come riferimento l’Indicatore della situazione economica equivalente, il sussidio potrebbe andare anche a chi non è povero ma ha un reddito che supera la soglia di povertà. In ogni caso si stima la presenza in Italia di 2,5 milioni di famiglie con Isee inferiore ai 9mila euro: quasi 1,3 milioni vivono nel Mezzogiorno, oltre 400mila nel Centro Italia e oltre 800mila nelle regioni del Nord. Precisamente, nel complesso, le famiglie con Isee sotto i 9mila euro sarebbero 2,3 milioni ma 200mila supererebbero la soglia perché proprietari di casa. Va precisato che sull’Isee pesano, oltre al reddito, anche il conto in banca e gli investimenti finanziari.

Gli obblighi

Il beneficio del reddito di cittadinanza, nella proposta del Movimento 5 Stelle, è subordinato al rispetto di diversi obblighi. Non basta rispettare i requisiti di età e livello di reddito. Per ottenere l’assegno bisogna innanzitutto (sono esclusi i cittadini in età pensionabile) dare la propria disponibilità a lavorare presso i centri per l’impiego e intraprendere un percorso di accompagnamento all’inserimento lavorativo.

Secondo l’iniziale piano, i centri per l’impiego dovrebbero prendere in carico i beneficiari ed erogare servizi finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro. Il beneficiario poi dovrebbe: comunicare ogni variazione della situazione reddituale, patrimoniale, lavorativa o familiare che comporti la perdita al diritto all’assegno o la modifica della sua entità; rinnovare annualmente la domanda di ammissione al beneficio; dare la disponibilità a partecipare a progetti gestiti dai comuni utili alla collettività, in ambito sociale, culturale, artistico, ambientale, ma sono escluso coloro che provvedono a dare assistenza a un parente.

Inoltre, sempre stando a quanto stabilito dalla iniziale proposta M5S, in relazione all’inserimento lavorativo, i beneficiari del reddito di cittadinanza dopo aver dato la propria disponibilità a lavorare presso i centri per l’impiego dovrebbero anche: sottoporsi a un colloquio di orientamento; redigere con il supporto di un operatore addetto un piano di azione individuale funzionale all’inserimento nel mondo del lavoro; svolgere continuamente un’azione di ricerca attiva del lavoro; recarsi più volte al mese presso il centro per l’impiego; sostenere colloqui psico-attitudinali ed eventuali prove di selezione finalizzate all’assunzione.

La durata

Per quanto riguarda la durata del beneficio del reddito di cittadinanza, il sussidio potrebbe essere erogato per tre anni ma con verifiche periodiche. La misura potrebbe poi comunque essere rinnovata se sussisteranno i requisiti.

Il piano iniziale elencava anche cinque casi per la perdita del diritto all’assegno: se non vengono rispettati gli obblighi relativi all’inserimento lavorativo; se durante la disoccupazione vengono rifiutate più di tre proposte di impiego ritenute congrue ottenute grazie ai colloqui avvenuti tramite i centri per l’impiego; se si sostengono più di tre colloqui con la palese volontà di ottenere un esito negativo; se si recede dal contratto di lavoro senza giusta causa per due volte nel corso dell’anno solare; se non si rispettano gli obblighi relativi ai progetti dei comuni.

I costi

Una delle critiche più frequenti mosse alla proposta del reddito di cittadinanza riguarda i costi per lo Stato di una simile misura. L’introduzione dell’assegno da 780 euro per chi non ha lavoro o vive sotto la soglia di povertà potrebbe rendere più complicato il mantenimento degli equilibri di bilancio. Il reddito di cittadinanza dovrebbe essere erogato dall’Inps, come tutte le altre forme di sostegno al reddito e di lotta alla povertà. Chi si oppone alla misura propone di destinare una quota delle risorse all’integrazione del reddito di inclusione introdotto dal governo Gentiloni. Il piano per il reddito di cittadinanza prevede infatti la cancellazione del Rei.

Il contratto di governo M5S-Lega aveva indicato un costo di 2 miliardi di euro solo per avviare una riforma, una riorganizzazione e un potenziamento, dei centri per l’impiego, che rappresenterebbe il primo passo verso il reddito di cittadinanza. Il ddl del 2013 stimava un costo per l’attuazione della legge di 16 miliardi 961 milioni di euro per l’anno 2015 e di 16 miliardi 113 milioni di euro a decorrere dal 2016.

Nella manovra finanziaria non ancora approvata vengono ora indicati invece 7,1 miliardi di euro per il reddito di cittadinanza (che non partirà da gennaio, forse dal mese di marzo) e un miliardo per la riforma dei centri per l’impiego. Altri 900 milioni di euro dovrebbero essere destinati alle pensioni di cittadinanza.

(Ultimo aggiornamento alle ore 20.00 del 15 novembre 2018. Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / RICCARDO ANTIMIANI)

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