Cosa sappiamo del questionario dell’Asl che chiede la razza agli alunni

28/01/2019 di Redazione

Sono stati i docenti di una scuola di Bolzano a denunciare al quotidiano Alto Adige quanto stava accadendo nel loro istituto. La denuncia è rimasta anonima, per stessa richiesta degli insegnanti che hanno consegnato il documento al giornale. Si tratta di un certificato del servizio di Neuropsichiatria infantile del Comprensorio di Bolzano, da far compilare agli stessi docenti: tra le informazioni richieste, il questionario punta anche a conoscere la «razza» dell’alunno.

Razza nel modulo sul comportamento, la denuncia dei docenti di Bolzano

Proprio così, insomma. Nonostante tutto quello che ci ha insegnato la storia e anni di studi di genetica. Il questionario risulta essere relativo al comportamento di uno studente, dati che poi andranno a essere analizzati dal servizio della Asl di Bolzano. Il modulo – oltre al nome e al sesso dell’alunno e al suo stato di famiglia – nella prima di sei pagine prevede di inserire all’interno di una casella il riferimento alla razza del minore. Stiamo parlando, tra le altre cose, di una scuola secondaria di primo grado.

L’equivoco, con ogni probabilità, è stato generato dal fatto che i moduli siano una esatta traduzione di quelli prestampati e redatti negli Stati Uniti. «Capiamo tutto, capiamo che si tratti di moduli standard redatti negli Stati Uniti, dove la legge prevede che si chieda anche quale sia la razza – hanno detto i docenti all’Alto Adige -. Ma quello che non afferriamo è come mai nessuno al Comprensorio sanitario di Bolzano se ne sia accorto e si sia fatto una domanda. Evidentemente trovano normale che si domandi ad uno studente a quale “razza” appartiene».

«Il documento – continuano – ci è stato consegnato in busta chiusa e la busta è intestata all’Asl-Comprensorio di Bolzano. Quella che vedete è la prima di sei pagine di un questionario con domande relative al comportamento di uno studente Capiamo che gli addetti siano oberati di lavoro, capiamo perfettamente che forse non riescano a trovare il tempo ma ci stupiamo del fatto che nessuno, all’atto della consegna, si sia mai posto una domanda. Trovano forse normale che si chieda qual è la “razza” di un alunno? Noi abbiamo fatto la nostra parte e segnalato la cosa sia al servizio di Neuropsichiatria che all’ispettore di sostegno senza peraltro ottenere alcuna risposta. Restiamo, nonostante tutto, in fiduciosa attesa».

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