No, l’ISS non «conferma che ci hanno preso in giro per due anni perché i morti per Covid sono 3783»

Un articolo del Tempo - o, meglio, la sua interpretazione e la sua distribuzione - ha fatto riemergere il vecchio adagio "morti con" e "morti per" coronavirus

24/10/2021 di Redazione

I numeri ufficiali raccolti dalle autorità italiane parlano di 132mila vittime nel nostro Paese dall’inizio della pandemia, causate dagli effetti del contagio da coronavirus. Negli ultimi giorni, un nuovo report ISS sui morti Covid è stato interpretato in maniera forzata da alcuni “super diffusori” di notizie sui social network, partendo da un articolo – a cui, in verità, era stato dato molto rilievo dalla testata che lo ha pubblicato – di Franco Bechis, uscito in prima pagina su Il Tempo giovedì 21 ottobre. In seguito a quell’articolo, c’è stata una ripresa di un argomento di cui pensavamo di esserci liberati, ovvero dell’assurda distinzione di «morti con e morti per» Covid-19.

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Report ISS morti Covid, la corretta interpretazione

Il report ISS vuole fotografare una situazione grave, causata dall’intervento della pandemia. Quest’ultima ha avuto un effetto devastante sulle persone che presentavano già altre patologie, accelerandone il decesso. Non escludendo, tuttavia, un impatto significativo anche su persone che non erano affette da altre patologie. Non si può parlare di morti per o di morti con Covid-19, perché i decessi sono stati causati – in presenza dell’infezione – da una complicazione del quadro respiratorio, effetto diretto della patologia causata dal contagio da coronavirus. 

Il report ISS sui morti Covid analizza un campione statistico legato a 7.910 deceduti. Di questi, il 2,9% non aveva altre patologie oltre al Covid-19. La teoria su cui si basa il titolo dell’articolo del Tempo (Morti di tutto non di covid) metterebbe in dubbio la letalità della malattia. Il dato sui morti di Covid-19 con altre patologie pregresse non è affatto nuovo (anche se il report risale al 5 ottobre 2021) e si è sempre evidenziato – anche a livello istituzionale – il criterio con cui sono stati conteggiati i decessi durante la pandemia (non solo in Italia, ma anche in altri Paesi dell’Unione Europea e non solo). I criteri presuppongono che l’infezione abbia avuto effetto sul decorso del paziente. Il fatto che una persona avesse una o più patologie pregresse non basta a sminuire l’effetto del Covid: per quella categoria di pazienti, l’infezione è stata mortale. Così come lo è stata – è bene sottolinearlo ancora una volta – anche per la percentuale di pazienti che non avevano patologie pregresse.

Il cartello con il numero 3783

Tuttavia, a molti superdiffusori di notizie “alternative” sul coronavirus sui social network – si pensi al caso del consigliere regionale del Lazio Davide Barillari che, evidentemente, non è ancora riuscito a ottenere l’asilo dalla Svezia – è bastato il titolo sensazionalistico del Tempo per continuare ad alimentare un’idea non corretta dal punto di vista scientifico sulla letalità del virus.

Tra l’altro, il numero 3783 – quello dei morti che si evince dall’applicazione del campione statistico dell’ISS al panorama nazionale dei morti per covid dall’inizio della pandemia – è diventato una sorta di bandiera no-vax. Sempre più spesso, negli ultimi giorni, le manifestazioni di protesta sono state caratterizzate da cartelli con queste cifre stampate. Ma quel cartello, come tutto il resto della storia del resto, è sbagliato.

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