Rami e il padre: «La nostra famiglia è pulita, di quali precedenti parla Salvini?»

Matteo Salvini ha fatto capire chiaramente che il ritardo nella concessione della cittadinanza a Rami Sheehata è dovuto a verifiche su precedenti penali di familiari molto prossimi al tredicenne che ha contribuito in maniera decisiva al salvataggio dei suoi compagni, dopo il sequestro dell’autobus sulla Paullese a San Donato Milanese. Il ministro dell’Interno ha ribadito, nel corso della giornata di ieri, che sono in corso degli approfondimenti molto scupolosi sulla situazione di Rami e su quella della sua famiglia.

Rami: «La mia famiglia è pulita. Ma io che c’entro con questo?»

Insomma, il leader della Lega ha lasciato intendere che alcuni familiari del ragazzino potrebbero condizionare in negativo il percorso per concedergli la cittadinanza. Ma la famiglia di Rami cade dal pero. Il padre e la madre di Rami hanno un permesso di soggiorno illimitato e sono in Italia da 18 anni. Non hanno mai pensato a chiedere la cittadinanza perché questa situazione per loro è comunque equivalente. Inoltre, come testimoniato anche da un video realizzato da Francesca Immacolata Chaouqui, il padre ha chiesto di essere lasciato in pace e di non essere strumentalizzato dai giornalisti sulla richiesta della cittadinanza. Il suo unico interesse, infatti, sembra quello di continuare a lavorare e di vivere una vita tranquilla, anche senza la cittadinanza.

Le domande di Rami sulla mancata concessione della cittadinanza

Non ci sta invece Rami, che in un’intervista a La Stampa chiarisce: «Mio padre ha già risposto. Non ha fatto nulla. Ma in ogni caso, io cosa avrei a che fare con questo? Forse si vergognano di me?». In effetti Rami ha avuto diversi contrasti a distanza con Matteo Salvini che sta evitando il più possibile l’incontro con il ragazzino. «Se al mio posto ci fosse stato un ragazzino italiano – ha detto Rami – lo avrebbero incontrato subito e si sarebbero scattati foto con lui. Ma a me va bene anche così. Avrei comunque avuto la cittadinanza a 18 anni, ma concedermela subito sarebbe stato un bel gesto».

In reltà, Matteo Salvini non ha fatto esplicito riferimento a precedenti penali dei genitori di Rami, ma è impensabile che il diritto a ottenere la cittadinanza possa essere negato in virtù di situazioni legate a parentele più larghe. Un riconoscimento nei confronti di un minore sta diventando un caso politico e propagandistico. E questa cosa non fa bene a entrambe le parti.

FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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