Il ramadan in quarantena spiegato agli italiani
21/04/2020 di Daily Muslim
Il 24 aprile inizia il ramadan, il mese sacro dei musulmani. «Sarà diverso quest’anno con la pandemia – ci dice Khadija, musulmana italiana – perché non sarà possibile fare tutti insieme le preghiere notturne nelle moschee e nelle sale di preghiera, che sono chiuse come tutti gli altri luoghi religiosi». Ma non sarà diverso per tutto il resto: «si preparano tante cose belle, come le decorazioni all’interno delle case, dove i bambini, quando ci sono, aiutano i genitori a preparare l’angolo per la preghiera per tutta la famiglia. Non manca mai il corano e sono anche necessari i tappeti. Si fanno poi dei disegni augurali con la mezzaluna, il simbolo più eloquente del mese sacro e di tutto l’islam. E poi le luci accese per tutto il mese come avviene per il natale cattolico». Le donne si impegnano «a preparare dei dolci speciali per il mese sacro: la chebakiya marocchina, la harissa tunisina, la kunafa egiziana». Conclude Khadija: «Anche se non possiamo andare a passare il ramadan con i nostri parenti nei nostri paesi di provenienza, portiamo il nostro paese qui, soprattutto in questo mese dove la maggior parte dei piatti preparati sono tradizionali, e per fortuna in Italia possiamo trovare gli ingredienti giusti».
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Ramadan e coronavirus, come ci si prepara al mese sacro dei musulmani nel 2020
Con Raffaello Yazan Villani proviamo a comprendere meglio questo mese di digiuno, astinenza e preghiera, volto a preparare, fortificare, purificare lo spirito e il corpo del fedele: «Spesso si chiede a noi musulmani, cos’è questo mese, perché facciamo il digiuno, per quale motivo e com’è possibile farlo per un mese intero, senza soffrire o avere grosse difficoltà». È una prova di fede che potremmo paragonare alla quaresima cattolica, ma con forti elementi in più d’intensità e preghiera. «Il nome Ramadan – prosegue Villani – deriva da una radice araba che significa “aridità – calura rovente”, riferita però al mezzogiorno, ed esprime quella sensazione di trovarsi in pieno deserto con la mancanza di cibo e acqua, proprio quando il sole è nel punto più alto del cielo, il momento più caldo e difficile del giorno per chi è tra le dune di sabbia».
«Il Ramadan fu istituito teologicamente solo al secondo anno dell’Hijra musulmana(il secondo anno dell’arrivo a Madinah del profeta Muhammad), nel 624 d.C. I digiuni erano compiuti anche da altre comunità cristiane o di altre religioni a quel tempo, anche se eseguiti in modi diversi, quindi era una pratica riconosciuta e non solo in uso alla religione islamica». Il mese lunare dura dai 29 ai 30 giorni: «i musulmani rispettosi sono obbligati a compiere il digiuno dall’alba al tramonto. Esso inizia con la luna crescente, detta Hilāl. Il tempo del digiuno inizia appena s’intravede la primissima luce dopo la notte che corrisponde al tempo del alFajr e termina appena scompare il sole un attimo prima del tramonto, quando ancora nel cielo vi è la luce del sole che corrisponde al tempo del alMaghrib».
«Nel periodo di luce del giorno il musulmano non può dare sfogo ai suoi istinti, non può comportarsi male, avere cattivi pensieri, arrabbiarsi, innervosirsi, toccare una donna o un uomo, fumare, mangiare e bere: la sua giornata deve essere dedicata esclusivamente al bene e all’attenzione verso la sua religione». Non c’è unanimità in questo, ma sono esentati quasi sempre i minorenni, le donne incinte e coloro che devono compiere lavori particolari per i quali non è possibile non tanto digiunare,ma soprattutto effettuare le preghiere rituali: costoro possono recuperare il ramadan in determinati periodi dell’anno.
Continua Villani «In questo mese, oltre a leggere molto il Corano e partecipare a tutte le cinque preghiere in congregazione, il musulmano deve partecipare alla preghiera del Tarawih, che consiste in una serie di 10-12 preghiere, suddivise in quattro, in cui si compie una pausa per riposarsi, da qui la preghiera che ne prende il nome. Si recita un trentesimo del Corano ogni sera, in modo che entro la fine del mese ne sia terminata la lettura. Il Corano è suddiviso in trenta parti, che ne facilitano la recitazione, ma è usanza di tutti gli imam, di recitarne più della trentesima parte in una serie, tanto che si arriva a volte a finire la recitazione alla ventisettesima notte, la cosi detta Layla alQadr, la Notte del Destino. Importantissima questa notte, che ricorda a tutti i musulmani la sera in cui il profeta Muhammad ricevette per la prima volta la recitazione del Corano da parte di Dio tramite l’arcangelo Gabriele».
Ramadan e coronavirus, cosa cambia in Italia con la pandemia
«Il Ramadan termina con la fine del mese lunare, ossia massimo trenta giorni dall’inizio se la nuova luna non si riesce a vedere, e il giorno successivo è chiamato Aid alFitr: festa della rottura del Digiuno, in cui il musulmano si reca a inizio mattinata a compiere la preghiera della festa e poi a condividere questa giornata insieme a tutti i suoi cari in allegria e festeggiando la buona riuscita del mese sacro». Questo almeno di norma, perché purtroppo immaginiamo che con la pandemia almeno in Italia non sarà possibile.
Per quanto riguarda il cibo, Khadija ci ricordava i dolci, ma è molto diverso, a seconda delle tradizioni, il momento che segna l’interruzione del digiuno, che precede la prima preghiera dopo il tramonto, e si può effettuare bevendo un bicchiere d’acqua accompagnato da un numero dispari di datteri da uno a cinque. Ogni paese ha poi il suo piatto di apertura principale per la cena: il fattoush, verdure arrostite accompagnate dal pane pita, la fattah, riso con pane e agnello; sambusa o samosa, ravioli fritti ripieni di carne e verdure.
E c’è poi un vero e proprio fenomeno culturale che dovremmo definire “pop”. Oltre alle preghiere, al cibo e al tempo che si passa in famiglia, c’è la grande attesa per le musalsalat, che come le soap opera si sono poi evolute in una specie di serial televisivi come quelli per cui va pazzo mezzo mondo occidentale e che, non a caso, sono anche approdate su Netflix e possono essere dunque viste anche dai musulmani che sono fuori dai paesi islamici, con numeri d’ascolto da capogiro, paragonabili, secondo tanti studiosi, a un Super Bowl, o a un Sanremo in mondovisione, ma lungo trenta giorni.