Se il reddito di cittadinanza finisce nelle tasche di un ex-brigatista

18/04/2019 di Enzo Boldi

Era già successo all’indomani dell’apertura delle procedure per poter richiedere il reddito di cittadinanza, con alcuni membri della famiglia Spada in coda alle poste per presentare le proprie domande con tanto di documentazione al seguito. Il giorno dopo Luigi Di Maio tuonò: «Il sussidio non finirà mai nelle tasche di personaggi legati alla malavita, faremo tutti i controlli del caso». Approfondimenti che, evidentemente, non sono stati così ‘approfonditi’ (o, per meglio dire, le maglie dei regolamenti non sono così stringenti come hanno voluto far credere) e il messaggino dell’Inps per avvisare l’accettazione della richiesta per il reddito è arrivato anche sullo smartphone di Raimondo Etro.

Forse questo nome non dirà molto, soprattutto ai più giovani, ma si tratta di un ex-brigatista coinvolto nella strage di via Fani a Roma del 16 marzo 1978, quando Etro e altri terroristi rossi parteciparono all’uccisione dei cinque uomini della scorta di Aldo Moro per poi sequestrare il presidente della Democrazia Cristiana. Di come finì quella triste vicenda di terrorismo politico tutti ne sono a conoscenza. Ora, dopo 20 anni e sei mesi di carcere per quella strage e omicidio del giudice Riccardo Palma nel 1978, Raimondo Etro è tornato in libertà (la condanna risale, infatti al 1990) e ha richiesto – con successo – il reddito di cittadinanza all’Inps. A svelarlo è stato lo stesso ex-brigatista sul proprio profilo Facebook.

Raimondo Etro ottiene il reddito di cittadinanza

«Il 6 marzo ho fatto domanda alle Poste perché sto affogando, sono un vero povero e devo riconoscere che, dopo aver detto tante cattiverie contro Di Maio e i Cinque Stelle, il Reddito per me è una boccata d’ossigeno – ha spiegato Raimondo Etro in un’intervista al Corriere della Sera – Il mio Isee è pari a zero, non sono lavoratore dipendente né autonomo, vivo vendendo libri su internet, ho una Ford Fusion del 2004 comprata usata. Mia zia Valeria morì nel 2013 lasciandomi 55mila euro ma pian piano questi soldi sono finiti perché, dopo la separazione nel 2011, vivo da solo in affitto e pago 850 euro al mese, più bollette. Sono anche invalido, operato al cuore nel 2012».

Sussidio anche a un condannato al 416bis

Raimondo Etro aveva il timore di non poter accedere al reddito di cittadinanza per via della sua condanna, ma una volta presentatosi al Caf gli hanno spiegato che ne aveva diritto: «Mi hanno detto che solo chi ha avuto negli ultimi dieci anni una pena definitiva per mafia o terrorismo non può averlo. Infatti ho parlato anche con il mio ex compagno di cella a Rebibbia dal 2002 al 2006. Nonostante fosse dentro col 416bis per camorra, anche lui ha ricevuto l’sms dall’Inps e ha avuto il Reddito».

(foto di copertina: ARCHIVIO / ANSA / RED)

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