La festa alla Sapienza durante la quale è morto Francesco non era un rave a pagamento

24/06/2019 di Redazione

Un evento tragico e drammatico, che non sarebbe mai dovuto accadere. La storia del ragazzo morto in seguito a un incidente presso la città universitaria de La Sapienza a Roma è stata subito oggetto di polemiche e di false ricostruzioni, con lo scopo di rendere ancora più dolorosa la notizia e per aumentare – soprattutto sui social network – l’indignazione generale. Francesco Ginese, 25 anni, ha provato a scavalcare un cancello della città universitaria, restando ferito nella circostanza. Le sue condizioni – dopo l’intervento dei mezzi di soccorso e dopo una giornata sospesa tra la vita e la morte – sono peggiorate, fino alla tragica notizia del pomeriggio di ieri.

Ragazzo morto Sapienza, le ricostruzioni della stampa

Il racconto della serata del 21 giugno – giorno in cui era stata organizzata la Notte Bianca della Sapienza – è stato però macchiato da una serie di ricostruzioni errate. Si è parlato di un rave party al quale si sarebbe potuti accedere soltanto previo pagamento di un biglietto. La Notte Bianca della Sapienza, invece, era un’iniziativa messa in piedi da un’organizzazione studentesca per finanziare con offerte libere le attività di Sapienza Porto Aperto, un progetto partito dal basso che riguarda l’accoglienza.

Non è un caso che la serata organizzata, lungi dall’essere un rave party, prevedeva anche momenti di confronto sul tema dell’accoglienza, oltre a performance artistiche. A specificarlo sono stati gli stessi organizzatori che, tuttavia, hanno affermato di non aver intenzione di polemizzare, per rispetto della famiglia del defunto Francesco. Hanno solo voluto riportare alcune informazioni per contestualizzare correttamente l’accaduto: «Non vi era alcun “ticket d’ingresso”, ma una semplice offerta libera. Il cancello di piazzale Aldo Moro era aperto – scrivono sulla pagina Facebook dedicata -, Sapienza Porto Aperto non è stato un rave. È stata piuttosto un’iniziativa artistico-culturale articolata in dibattiti sull’attualità, sport, musica, danze, live painting; ideata e realizzata per vivere e attraversare la città universitaria in modo diverso dal solito».

La smentita delle ricostruzioni di stampa da parte di Sapienza Porto Aperto

Poi, gli organizzatori hanno anche parlato di quello che è accaduto immediatamente dopo la tragedia: «Francesco è stato soccorso dall’ambulanza già presente in città universitaria, perché garantita, come sempre in questi casi, dalle studentesse e dagli studenti: la sicurezza e la tutela di tutte/i, infatti, è stata, come avviene in ogni occasione del genere, messa al primo posto». Ultimo punto, non meno importante, quello che vuole smentire le descrizioni di un certo tipo di stampa: secondo queste versioni, i ragazzi – nonostante l’incidente – avrebbero continuato a ballare e a fare chiasso, incuranti del destino del loro coetaneo: «Appena conosciuta la gravità dell’incidente occorso a Francesco – scrivono gli organizzatori di Sapienza Porto Aperto -, in un luogo della città universitaria distante dagli eventi artistici e musicali, questi ultimi sono stati immediatamente interrotti e, con la collaborazione di tutte le studentesse e tutti gli studenti, i tanti convenuti hanno tempestivamente lasciato la città universitaria».

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