È partita la rivendicazione contro Trump dei ragazzi che vengono «da quel cesso di Paesi»
13/01/2018 di Gianmichele Laino
La frase pronunciata da Donald Trump contro gli immigrati che provengono «da quel cesso di Paesi», riferendosi a El Salvador, Haiti e agli Stati africani, rientra a buon diritto in una delle sue peggiori uscite da quando è presidente degli Stati Uniti. Anzi, probabilmente si tratta di una delle peggiori espressioni mai utilizzate da un uomo che ricopre una prestigiosa carica istituzionale e che dovrebbe rappresentare il «leader del mondo libero» (per utilizzare un’espressione tanto cara ai telefilm americani).
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RAGAZZI DA QUEL CESSO DI PAESI, LA FRASE DI TRUMP
La frase è stata rivolta a quei parlamentari e senatori che gli chiedevano di riconsiderare la decisione di togliere lo status di protezione a migliaia di immigrati provenienti proprio da Haiti, El Salvador e dagli stati africani. «Quel cesso di Paesi» – traduzione letterale di «Shithole countries» – è diventato in poco tempo il marchio di fabbrica di un presidente che mette in fila uno dietro l’altro gaffe e ideali deprecabili.
RAGAZZI DA QUEL CESSO DI PAESI, LA MOBILITAZIONE VIA SOCIAL
Non poteva non partire una rivendicazione via social, visto che quella frase ha fatto il giro del mondo e ha aperto le edizioni dei principali quotidiani internazionali. Una vasta eco che ha trovato il suo giusto (questa volta) sfogo su Facebook e Twitter. Sono in tanti i ragazzi che sui loro profili hanno alzato la loro voce contro Donald Trump. Il messaggio che gli hanno rivolto è in tutto e per tutto simile nella forma a quello ideato dalla ragazza che, su Twitter, ha come nickname «Señorita» e che ha utilizzato un breve curriculum vitae per ricordare allo stesso Trump i valori delle persone che provengono da «quel cesso di Paesi»:
I’m a future Doctor.
I’m a medical student.
I have 3 degrees.
I speak 3 languages.
I‘m published in Psych-Oncology.
I’m a member of Zeta Phi Beta.
I’m from a #ShitHole country! 🇸🇸 pic.twitter.com/NXeQCjhLTH— Señorita (@AF_ROdisiac) 12 gennaio 2018
«Sono una futura dottoressa, sono una studentessa in medicina – si legge nel tweet -, ho tre lauree, parlo tre lingue, ho all’attivo pubblicazioni in Fisica e Oncologia, sono membro di Zeta Phi Beta. Vengo da uno di quel cesso di Paesi!», con tanto di bandierina finale a indicare la provenienza dal Sud Sudan.
RAGAZZI DA QUEL CESSO DI PAESI, GLI ALTRI TWEET
Come lei, sono tantissimi i ragazzi che hanno voluto replicare il tweet, sostituendo il proprio curriculum a quello di Señorita:
I’m a PhD candidate.
I’m a civil engineer.
I have a MS in economics.
I teach microeconomics and mathematics at a university.
I have research published in journals.
I’m homeschool teacher for my nieces and nephew.
My father is an immigrant from a #Shithole country. 🇭🇹— Zaneta (@ZanetaGAdme) 12 gennaio 2018
Future career in Medicine.
I can read in write in two languages.
I sit on the board of directors for a non profit I’m creating.
I’m a humanitarian & first generation children have my ❤️
Im from a #shithole country 🇸🇸 pic.twitter.com/URdrLThg8S— Nyalong (@balangchuol) 12 gennaio 2018
I’m a high school senior,
student mentor,
student ambassador,
co-founded a black student organization at my school,
will graduate with an Associate in Science along with my high school diploma this May,
future Medical Doctor,
and from a #Shithole country! 🇸🇸 pic.twitter.com/ytgwhTJXU0— rebecca (@latte_lado) 12 gennaio 2018
I am a pharmacist.
I have a Masters degree in Business Administrations.
I currently sit on the board of the American Lung Association.
I am from a #shithole country! 🇳🇬
— Lanre The_Don (@abe_lanre) 12 gennaio 2018
I’m a future clinical psychologist.
A student & mother.
Active youth advocate.
President of a youth organization.
Certified Peer support/mental heath specialist.
Speaks 2 languages.
And I’m from a #ShitHole country
🇸🇸🇸🇸🇸🇸🇸🇸 pic.twitter.com/LkisikvP0k— Nyaliep (@nyapapiya) 12 gennaio 2018
RAGAZZI DA QUEL CESSO DI PAESI, UNA MOBILITAZIONE DA CONDIVIDERE
In tanti si sono voluti congratulare con l’iniziativa di «Señorita», sagace prova di intelligenza e di auto ironia nei confronti di un messaggio razzista e sovranista. La sua battaglia è anche la nostra.